giovedì 5 settembre 2024

Sangiuliano pensa ad un esposto in Procura. Meloni infastidita ( da La Stampa) - Meloni deve assumere una decisione urgente: accettare le dimissioni di Sangiuliano ( P.A.)

  Nel suo ufficio, al lavoro, come se niente fosse. Dopo una notte quasi insonne, Gennaro Sangiuliano prova a riscoprire la normalità. Il ministro della Cultura vuole scrollarsi di dosso l’umiliante intervista al Tg1, le ammissioni sulla relazione extraconiugale con Maria Rosaria Boccia, le precisazioni sui viaggi e le mail, le scuse in lacrime alla moglie. Fin dal mattino è costretto a fingere. Finge che il peggio sia alle spalle, che gli italiani prima o poi dimenticheranno, perdoneranno, e che i suoi sogni di potere in Campania siano ancora vivi.

Fortissimamente spera, come tutti dentro Fratelli d’Italia, che la vicenda inizi a sgonfiarsi. I fedelissimi di Giorgia Meloni si aspettano che le opposizioni diano battaglia, ma pregano anche che non emergano nuovi elementi in grado di peggiorare la situazione. Il conforto del silenzio dura poco. All’ora di pranzo avvisano Sangiuliano che la donna con cui ha ammesso di avere avuto una relazione e aspirante consigliera ha appena pubblicato sui social un lungo e confuso post in cui evoca complotti, poteri occulti, e annuncia di essere pronta a rilasciare interviste a giornali e tv. Sale il nervosismo. Specie quando tutti, nelle file di FdI, Lega e Forza Italia, si rendono conto che in quel post Boccia «sta accusando Meloni di aver alimentato i gossip e di fare ricatti. Assurdo – ringhiano i Fratelli –, chi si crede di essere?».

Il fastidio di Palazzo Chigi investe la 41enne di Pompei e poi si riversa sul ministro, senza distinguere vittima e colpevole. In serata arrivano sul sito de La Stampa le anticipazioni dell’intervista a Boccia pubblicata poi integralmente oggi su questo giornale.

Meloni, nonostante la collera, resiste alla tentazione di far saltare il banco: «Per ora Sangiuliano resta al suo posto». È una fiducia a tempo, perché «la situazione sta precipitando», ammettono in FdI. La premier però non vuole farsi dettare una scelta da nessuno. Non dai giornali, men che meno dall’ex amante di uno suo ministro.

Ma la fine della storia è lontana. La vicenda non si sta sgonfiando. Se ne rende conto anche Sangiuliano: ci saranno altre puntate e altri momenti difficili da superare. In serata annuncia il contrattacco. Oggi incontrerà i suoi legali per valutare un esposto in procura, mentre ieri si è mossa l’opposizione: anche Angelo Bonelli (Avs) ha presentato un esposto in cui si chiede di fare chiarezza sull’eventuale utilizzo di fondi pubblici e la diffusione di informazioni riservate sul G7 di Pompei«Sono sinceramente preoccupato per lui, ma anche per sua moglie Federica, sono vicino a entrambi – dice a La Stampa l’amico di una vita e testimone di nozze Maurizio Gasparri –. In cuor mio spero che Gennaro non si dimetta. Non lo dico per motivi politici, ma perché se lascia poi potrebbe avere un crollo psicologico». Chi frequenta il quartier generale di FdI in via della Scrofa, su questo punto, offre delle rassicurazioni: «Con la situazione giudiziaria della ministra Daniela Santanché in dirittura d’arrivo, un conto è sostituire un ministro, altra storia è fare un mini-rimpasto in piena manovra di bilancio». Però, aggiunge subito dopo il colonnello di FdI, che parla a patto dell’anonimato: «Sangiuliano non sarà il candidato del centrodestra in Campania alle Regionali del 2025». D’altronde, il caso è esploso proprio in quei territori. «Il nostro candidato sarà, con ogni probabilità, Edmondo Cirielli», viceministro degli Esteri, con cui Sangiuliano non ha mai avuto un grande rapporto. Questo è, in fondo, il primo vero danno che il ministro della Cultura si auto-procura. Il suo sogno di potere campano, napoleonico detronizzatore di Vincenzo De Luca, sta per svanire per sempre.

Dunque, cos’altro resta da fare se non resistere? Meglio rimettersi al lavoro, far finta di niente. È la strada che sceglie il ministro, d’accordo con i suoi più stretti collaboratori. Così, ecco uscire due comunicati stampa, uno dopo l’altro. «Il ministro della Cultura ha firmato il decreto ministeriale di articolazione degli uffici dirigenziali e degli istituti dotati di autonomia speciale di livello non generale», recita il primo. Si tratta del provvedimento di riorganizzazione del ministero, con il passaggio da una struttura segretariale a una dipartimentale.

Era una firma attesa già prima dell’estate, poi rinviata, ora messa nero su bianco nel momento più buio, quasi a voler soffocare le voci (o gli auspici) che non riuscirà a portare a termine la sua rivoluzione. O, per dirla con qualche suo nemico dentro al ministero, «per essere sicuro di fare lui le decine di nomine previste nei vari settori». L’altro comunicato: «Il ministro della Cultura ha incontrato oggi il sottosegretario al Mef, Federico Freni, per esaminare le proposte relative al settore della cultura da inserire nella prossima legge di bilancio». Infine, una nota girata alle agenzie per presentare, uno ad uno, i ministri della Cultura che parteciperanno al vertice G7 dal 19 al 21 settembre tra Napoli e (in teoria) Pompei. «Sotto la guida di Gennaro Sangiuliano», si legge. Come se, in proposito, non ci fosse alcun dubbio.

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