sabato 6 luglio 2024

Mollicone attribuisce ai giornalisti il mestiere che è il suo, cioè FAR DIDERE (da Il Riformista)

 

Mollicone

Il rapporto tra le forze di governo e i media e la stampa continua a essere particolare. L’ultimo caso è quello avvenuto oggi con Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera e deputato di Fratelli d’Italia. Proprio in un dibattito alla festa del partito di Giorgia Meloni, Mollicone ha parlato del giornalismo: “L’algoritmo ha cambiato il giornalismo che si basa ormai tutto sui click e sul titolo. Ormai si cerca la battuta, la gaffes. Il giornalismo ha raggiunto un livello paradossale”. E fin qui, una critica onesta, legittima.

Mollicone attacca i giornalisti

Poi, dal palco di Piazza Vittorio a Roma, Mollicone ha parlato del suo lapsus durante la cerimonia per l’assegnazione del Premio Strega in cui ha elencato le iniziative di promozione della lettura. “Per fortuna c’era la diretta e quindi il discorso è stato seguito”, ha affermato il meloniano, criticando il fatto che sui giornali “fosse finito solo il lapsus di quando ha detto ‘la strega’ e non ‘lo strega’”, parlando del premio. Poi l’affondo contro i giornalisti: “Ognuno ha il proprio mestiere: a loro di far ridere, a noi di governare”.

Sangiuliano e Fratelli d’Italia attaccati con razzismo ideologico

Mollicone durante la stessa occasione ha parlato di altro, facendo una sparata tra spavalderia e vittimismo: “A coloro che continuano ad attaccare il ministro Gennaro Sangiuliano e noi di Fratelli d’Italia ‘con razzismo ideologico’ voglio dire che ‘non se ne può più: non siamo figli di un dio minore, siamo portatori di una visione che rappresenta la maggioranza degli italiani e loro se ne devono fare una ragione”. “Noi siamo i figli e i rappresentanti della cultura nazionale. Noi siamo Petrarca, Boccaccio, Dante e Macchiavelli. Noi rappresentiamo l’identità italiana e ce ne sentiamo portatori. Noi ci rifacciamo al fiume carsico della identità tradizionale. Siamo per la cultura alta e popolare. Non ci vergogniamo di essere popolo. Come recita una bellissima strofa di Paolo Conte, noi siamo leggenda e popolo. Se ne facciano una ragione tutti quanti, perché rappresentiamo la maggioranza degli artisti, cantanti, danzatori; e ce ne facciamo un vanto, non siamo secondi a nessuno e non saremmo mai figli di un dio minore” ha aggiunto Mollicone.

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