Manca sempre meno all’arrivo al Mef e al Mimit del decreto ministeriale che contiene le nuove regole sul tax credit per il cinema e l’audiovisivo. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore e confermato dal sottosegretario al Mic con delega all’audiovisivo Lucia Borgonzoni, settimana prossima dovrebbe essere chiesto il parere dei due Ministeri sulle novità in materia – «Da quel momento diventerò la principale stalker del Mef» ha ironizzato la senatrice, fissando l’entrata in funzione in estate.
Come già anticipato a inizio aprile, cambieranno molte cose per quanto riguarda l’erogazione dei fondi: le opere verranno divise tra “a mercato” e beneficiarie di “contributi selettivi”; nel secondo gruppo rientreranno le opere prime e seconde, quelle di particolare qualità artistica o che raccontano eventi e personaggi dell’identità culturale italiana. Cambieranno anche le percentuali di assegnazione: non più il 40% all’approvazione della richiesta preventiva e 60% al termine dei lavori, ma 70% subito e 30% dopo. Le percentuali rimarranno però come ora per quanto riguarda le sole imprese ad elevata capacità produttiva e finanziaria.
Il credito, inoltre, dovrà essere investito nell’opera che lo genere e le imprese saranno tenute a prevedere nei contratti dei fornitori di servizi e con i distributori cinematografici l’obbligo di trasparenza e di informazione dei dati quantitativi e qualitativi sulla fruizione degli stessi spettatori, in Italia e nel mondo. Per quanto riguarda le opere “a mercato”, i produttori indipendenti dovranno poter coprire almeno il 40% del costo da soli o attraverso altri fondi pubblici nazionali e regionali. Per accedere al tax credit specifico, ci dovrà però essere un accordo vincolante con una società di distribuzione.
Per quanto riguarda le aliquote, ai produttori indipendenti è stato riconosciuto un credito di imposta pari al 40% del costo eleggibile, cifra che scende al 35% per la parte del costo eleggibile da 5 a 10 milioni e del 30% per cifre superiori ai 10 milioni per le imprese ad elevata capacità produttiva. Non cambia invece la quota per i produttori non indipendenti, ferma al 30%.
Inoltre, stando a quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, nel decreto ci saranno anche novità in materia di intelligenza artificiale (esclusi i costi per prestazioni creative e artistiche) e del costo del lavoro, che sarà considerato come da contratti collettivi nazionali stipulati o rinnovati dal 1 gennaio 2019, con un incremento massimo del 20%. Per quanto riguarda i service, invece, saranno eleggibili solo i costi sostenuti in Italia e a condizione che la società affidataria abbia sede legale nel Paese e non proceda a subappalti “a cascata”.
«Credo che abbiamo fatto un grandissimo lavoro – ha dichiarato Lucia Borgonzoni al quotidiano – Necessario per correggere le varie storture del meccanismo. Ridisegnerà in positivo un sistema cinema che è sano». La stessa, ha anticipato che ci sono al momento fondi in più che residuano dai contributi selettivi: «La revisione delle regole porterà a numeri differenti anche in termini di richieste – ha specificato – E ci saranno tutte le risorse necessarie». Risorse che, specifica la fonte, dovrebbero alla fine ammontare a 169 milioni tra cinema (60) e tv e web (109).
boxofficebiz.it
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