domenica 3 dicembre 2023

Teatro alla Scala. Don Carlo - 'la Bibbia di Verdi', secondo Chailly - inaugura la stagione ( da Il Messaggero, di Simona Antonucci)

 


Il soprano Anna Netrebko nel Don Carlo che il 7 dicembre inaugura la nuova stagione della Scala
Il soprano Anna Netrebko nel Don Carlo che il 7 dicembre inaugura la nuova stagione della Scala

«Non ci sono sovrani onnipotenti nel Don Carlo di Verdi. Non li mostra mai nella loro versione sfarzosa e ufficiale, ma, alternando quadri corali e primissimi piani, quasi cinematografici, svela la loro intimità. Entra nel backstage della storia, un po’ come succede oggi con i social, e racconta l’altro volto del potere, quello della dolorosa solitudine». Il regista Lluìs Pasqual, introduce la sua lettura del capolavoro verdiano che il 7 dicembre, alle 18, dà il via alla stagione 2023/24 del Teatro alla Scala di Milano. Evento ripreso dalle telecamere di Rai Cultura e trasmesso in diretta televisiva (per la prima volta in 4K) su Rai1 e radiofonica su Radio3: la conduzione è affidata a Milly Carlucci e Bruno Vespa, in collegamento con Serena Scorzoni nel foyer.

IL CAST

Il cast schiera Francesco Meli come Don Carlo («Ho cantato in sei inaugurazioni, ma oggi, nel ruolo del titolo, l’emozione è alle stelle»), la divina Anna Netrebko come Elisabetta di Valois («una donna che tiene tutto nascosto dentro di sé, il contrario della mia personalità: molto impegnativo per una come me più vicina a Lady Macbeth»), Michele Pertusi come Filippo II («dopo 40 anni di carriera, l’onore di rappresentare uno dei ruoli da basso più drammaturgicamente sfaccettati»), Elīna Garanča, principessa d’Eboli («la mia prima inaugurazione e la prima volta in assoluto per un mezzosoprano lettone»), Luca Salsi è il Marchese di Posa («un felice ritorno, dopo Macbeth») e Ain Anger, il grande Inquisitore.

GLI OSPITI

Alla serata inaugurale non ci sarà, come accaduto invece negli ultimi anni, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha promesso di non mancare l’anno prossimo. Assente anche la premier Giorgia Meloni. Confermati il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Sul podio, il direttore musicale Riccardo Chailly che ha scelto la versione approntata dal compositore per la Scala nel 1884. «Il Don Carlo ha già inaugurato questo teatro otto volte, perché», spiega Chailly, «è la Bibbia di Verdi. E chiude la trilogia sul potere iniziata con Macbeth e proseguita lo scorso anno con Boris Godunov. La musica è meravigliosa e offre continue sorprese. Da un suo manoscritto, ho scoperto che l’introduzione al monologo di Filippo è affidata all’intera fila di violoncelli, come nell’edizione di Abbado di cui seguii le prove, e non al violoncello solo, come spesso avviene. E questa distesa dell’intera sezione, che proporremo il 7, dà vita a una delle più belle romanze per basso mai scritte».

El Greco, Velázquez e Goya

Una grande torre di alabastro («perché è di alabastro che profumano le chiese e l’Inquisizione che incombe su Filippo», dice il regista) domina la scena, ingabbiata tra imponenti grate che richiamano la cattedrale di Siviglia. Le atmosfere sono quelle dei quadri di El Greco, Velázquez e Goya e sul palco sfilano abiti scuri, come esibizione di sfarzo e ricchezza («e non di lutto», aggiunge Pasqual) e uomini fragili, indeboliti da conflitti che dividono i padri dai figli, i mariti dalle loro spose, la monarchia dalla Chiesa. Uno scontro tra il re Filippo e il Grande inquisitore, tra potere secolare e religioso, raccontato dietro le quinte come succede nell’imponente scena dell’Autodafé che mostra la preparazione di un atto di propaganda.

PRIMA DIFFUSA IN 35 SEDI 

Lo spettacolo, sontuoso, che coinvolge tutte le maestranze del teatro, si moltiplicherà in 35 sedi di proiezione nella città, grazie al progetto Prima diffusa che mette a disposizione 10mila posti, dall’Ottagono al centro di Galleria Vittorio Emanuele, le carceri di San Vittore e l’aeroporto di Malpensa. E prima della prima, 50 eventi gratuiti, mostre, laboratori, dal centro alle periferie. «Ci si interroga a lungo su quale sia il titolo adatto a una prima e credo che quest’opera possa essere proposta soltanto quando si creano le condizioni giuste: sei grandissimi cantanti, come quelli che avremo qui», spiega il sovrintendente Meyer, in scadenza nel 2025. «Sono tranquillo, ho fatto un buon lavoro e sono disponibile per un nuovo mandato», aggiunge incassando l’appoggio di Giacomo Campora, ad e direttore generale di Allianz, ma soprattutto membro del consiglio di amministrazione del teatro. 

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