sabato 1 luglio 2023

E le chiamano masterclass

Leggo nel programma del Garda Lake Music Festival, che si svolge prevalentemente a Sirmione, ma che interessa anche altri centri  del circondario, di una serie di masterclass - le hanno chiamate così - tenute da musicisti di valore, i quali poi negli stessi giorni del loro impegno didattico, si offrono (o vengono impegnati) come concertisti.

 E fin qui nulla di strano o di particolarmente nuovo. Anche noi, in quella unica esperienza di direzione artistica ( Festival delle Nazioni di Città di Castello, 2004) allestimmo una serie di masterclass, come era nella tradizione del festival. Ed anche noi impegnammo alcuni dei musicisti didatti nella programmazione dei concerti. Dunque...

 Ma con una grandissima differenza rispetto a quel che accade ora, al Garda Lake Music Festival, dove osano chiamare masterclass incontri di due o tre giorni al massimo, nei quali a malapena docenti e allievi riescono a fare conoscenza.

 Di cosiddetti corsi di perfezionamento, o masterclass se si preferisce, di varia natura, l'Italia è piena, mentre invece sarebbe più giusto chiamarli più semplicemente incontri, specie nei casi in cui - e sono tantissimi - alcuni musicisti che insegnano in Conservatorio, trasferiscono (o magari obbligano) i loro allievi ad una trasferta estiva in un luogo ameno, neutralizzando lo scopo che simili masterclass dovrebbero avere, e cioè far fare agli studenti nuove esperienze con diversi maestri. e favorire anche incontri fra studenti di varia provenienza. 

 Tutto questo non si fa in un incontro che dura intorno alle 48 ore di media. Inutile.

In quella mia esperienza a Città di Castello, feci piazza pulita di abitudini inveterate  per le masterclass e imposi a tutti i docenti invitati la durata del corso che non doveva mai essere inferiore ad una settimana.  In questo superando anche alcune obiezioni di noti musicisti, come quella del mio amico, grande musicista e didatta Paul Badura-Skoda. Il quale voleva fare un corso,  ma un mini corso. Gli dissi, senza mezzi termini, che o durava una settimana almeno o  facevo a meno della sua presenza come insegnante ed anche come concertista (fece, dopo il corso, un indimenticabile concerto schubertiano nella storica chiesa di San Francesco, per la quale Raffaello aveva dipinto la famosa tavola 'Sposalizio della Vergine', ora a Brera).

 Inutile aggiungere che anche il suo corso fu per la decina di allievi iscritti, una esperienza indimenticabile,  perchè Badura-Skoda era anche uno straordinario docente, oltre che musicista e musicologo. 

Posso anche rivelare che stabilii una regola riguardante il compenso: per tutti gli insegnanti uguale, indipendentemente dal numero degli allievi che comunque non poteva essere alto, pena l' inutilità del corso. Alcuni pretendevano di decidere il cachet in base al numero degli allievi. Non era difficile capire che nelle intenzioni di alcuni di loro, si voleva un numero alto di allievi per ottenere un cachet più alto. 

 Tutta questa 'etica' nel mondo della musica,  mi par di capire che non è e non è stata quasi mai di casa fra i musicisti che hanno guardato alla loro professione, prevalentemente come a un mezzo per fare soldi.

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