Non so in realtà se l'ho contratta e quando, e neppure a che grado di evidenza sia arrivata la 'sindrome da reduce'. Eppure mi sono convinto di averla e di doverla tenere a freno. Perchè il reduce che racconta le sue vittorie sul campo di battaglia non è un bel sentire. Ed anche perchè, nel mio caso, racconterei mezze vittorie e pure mezze sconfitte.
Tuttavia le racconto, non senza aver invocato prima clemenza e richiesta umana compassione.
L'idea, anzi la spinta, mi è venuta ascoltando il mio idolo 'in fatto di buonismo', Fabbio, in tv dichiarare, all'indomani della sua decisione di lasciare la Rai per andare a Discovery, che lui non è un presentatore 'per tutte le stagioni'.
Qui mi fermo, altrimenti penserete che della sindrome del reduce' non sono per niente affetto e parlo di me.
Esattamente dieci anni fa, meno due o tre mesi, lasciai, in qualche modo costretto dall'avvento di un direttore (di Conservatorio) noto per le sue altissime qualità umane, professionali e culturali, ed anche per il sopraggiungere dell'età della pensione già rimandata di un anno... la direzione del bimestrale che avevo inventato e diretto ininterrottamente dal 2006, Music@, il cui editore era proprio il Conservatorio dell'Aquila, e perciò il suo direttore.
Prima di lasciare Music@, avevo confezionato l'ultimo numero affidato alla mia direzione (come da contratto ) e l'avevo già spedito in tipografia, pronto per la stampa. Ciò accadeva negli ultimi giorni di 'interregno' del vecchio e nuovo direttore, quest'ultimo, ahimè, 'quantum mutatus ab illo'.
Avevo scritto l'editoriale di saluto, che cominciava esattamente con queste parole: Non sono un direttore (di giornale ndr) per tutti i direttori (di conservatorio e dunque, nel mio caso editore ndr). E continuava ringraziando tutti gli illustri collaboratori, ed anche i tanti allievi passati nella mia classe in oltre trent'anni di insegnamento , molti dei quali avevano partecipato all'avventura di Music@ .
Chi legge questo blog, conosce già il seguito della storia. Quel direttore non volle stampare la rivista, benché già in tipografia, e nonostante recasse firme fra le più illustri che Music@ aveva ospitato - ma che lui era impossibilitato a valutare per le ragioni che anche, qui per l'ennesima volta, ho detto.
Dunque dopo aver inventato ed avviato un'impresa che nessun altro Conservatorio era riuscito a realizzare, ed averne tenuto alto il livello per molti anni, anche in quelli difficilissimi del post terremoto, il ringraziamento fu quello che ho detto.
Nessuna altra proposta di lavoro e soprattutto mai, compresa l'ultima, nessuna offerta economica ancor più vantaggiosa, come nel caso di Fabbio.
La grande differenza fra Fabbio e me è che a lui le cose sotto il profilo economico sono andate sempre a gonfie vele. Non penso solo al cachet, non male, che si è fatto dare dalla Rai; mi viene in mente anche la miliardaria liquidazione che scucì alla Telecom, quando interruppero un suo contratto.
Fabbio, perciò, anche in questo è stato un campione, reduce sempre vittorioso da qualunque battaglia, io invece no. Mi sono sempre dovuto accontentare dei complimenti. Soldi pochi.
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