La lettura dei giornali testimonia il grande allarme del governo, ma in realtà di tutta la comunità nazionale, sulla capacità dell’Italia di essere in grado di spendere i fondi per il Pnrr.

L’esperienza campana sui fondi europei può essere utile a riguardo. In Campania la Regione è riuscita a utilizzare i fondi europei per la cultura. Prima con Bassolino, poi con Caldoro e infine con De Luca (che ne fa un uso su cui ci sarebbe da discutere, ma questo è un altro discorso) la Regione ha permesso una risalita del San Carlo dalla sua crisi finanziaria, ha fatto nascere il Napoli Teatro festival, all’epoca il maggiore festival di prosa italiano, ha fatto prosperare il Festival di Giffoni, una perla di grande organizzazione e di empatia per il cinema da parte dei giovani, ha fatto prosperare il Festival di Ravello, etc.

Tengo a sottolineare un risultato che mi riguarda: la trasformazione del Teatro stabile di Napoli da Cenerentola dei teatri pubblici a uno dei sei teatri nazionali, riaprendo alla prosa classica il Teatro grande di Pompei. Di quel teatro ero direttore e posso testimoniare come tale risultato non si sarebbe mai raggiunto senza i fondi europei. Questo Teatro è molto diverso da quello che nacque vent’anni fa e chi ne difende l’esistenza dimenticando l’impresa del Teatro nazionale fa un’opera di rimozione enorme che si spiega solo col solito doppiopeisismo di certa intellighenzia italiana...