domenica 23 aprile 2023

L'Italia , da tempo, è un paese alla deriva

 Le ragioni che ci conducono a pensarla tanto pessimisticamente sulle condizioni del nostro Paese sono numerose. Ma non è questo il luogo per enumerarle tutte, anche perchè rischiamo di spaventarci più di quanto non lo siamo già. Specialmente se pensiamo a ragioni profonde che da tempo incidono - o 'impattano', come si sente troppo speso dire in tv, e che a noi non piace - sulle sorti future dell'Italia e sulla stessa convivenza civile di oggi.

 Perciò ci  limitiamo a dire del settore che ci preme  sottolineare.

Abbiamo accennato al fatto che la deriva non è di oggi, pensando al restauro di importantissimi monumenti che rappresentano la nostra storia, le nostre radici e che, per questa ragione, ci sono stati consegnati dopo secoli, se non millenni, sani e salvi o quasi, ma che hanno bisogno, come naturale, di una manutenzione ordinaria e straordinaria, che facciamo fatica a eseguire.

Anni fa quando leggemmo che un mecenate di origini umbre aveva pagato il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca - 'la più bella pittura del mondo' - un affresco che si ammira nel Museo civico di Sansepolcro, ci soprese la rivelazione che il costo finale di tale importante e necessario intervento,  era stato di due-trecento mila Euro, non ricordiamo esattamente. Una cifra non altissima, della quale il Comune di Sansepolcro non disponeva e che senza l'offerta del mecenate, rischiava di creare danni irreparabili al meraviglioso affresco.

Non sappiamo naturalmente se il mecenate abbia voluto legare il suo nome al restauro di tanto capolavoro, precedendo nella determinazione il Comune. Resta il fatto, inquietante, che un Comune, come quello di Sansepolcro che non è fra quelli oberati da debiti e con la cassa sempre in rosso,  non riesca a mettere in bilancio una somma che considerevole non è. E questo vuol dire che la deriva italiana è già a buon punto.

 Sempre in questo settore, le notizie più recenti ci  hanno allarmato ancora di più.

 A Roma, giorni fa, sul Piazzale del Campidoglio, il sindaco ha presentato il restauro della celebre fontana della 'dea Roma', costato 120.000 Euro. Attenti alla cifra, e attenti al Comune interessato: 120.000 Euro che erano stati pagati da una banca e da una nota casa stilistica. 120.000 Euro, non stiamo parlando dei milioni che ci sono voluti per il restauro del Colosseo e che sono stati pagati da un'altra casa di moda, marchigiana,  nota in tutto il mondo, che avendo soldi ha legato il suo nome a tale importante restauro. Come si può accettare che una città come Roma, non trovi i soldi per restaurare il monumento che in Italia è il più visitato e dunque il più redditizio, finchè resta in piedi?

Come si spiega che  - guarda caso - il ministro Franceschini, alcuni milioni nella casse statali li trova per assecondare la sua mania di grandezza con soldi pubblici, per la quale ha voluto ricostruire il 'pavimento' del monumento, in legno, onde sfruttarlo ancora di più in futuro? 

 Notizia di ieri, è che è stata restaurata la facciata - la facciata, signori! - della casa natale di Rossini, a Pesaro, costata in tutto 90.000 Euro, 60.000 dei quali li ha messi un istituto bancario e 30.000 circa il Comune. Siamo alle comiche, anzi alla tragedia vera.

  La situazione è la seguente: un Comune medio grande di una ricca cittadina non dispone di poche decine di migliaia di Euro per il restauro di un monumento che è causa - non va dimenticato - della sua notorietà mondiale,  cioè della casa del  suo più illustre cittadino, Gioacchino Rossini,  che alla stessa destinò gran parte del suo ricco patrimonio. E' o non è semplicemente scandaloso? 

 Potremmo citare altri esempi, in altre città 'gioiello' del nostro Paese.

 Senza l'intervento di mecenati - primo fra tutti il non mai abbastanza lodato FAI- saremmo un paese di 'macerie', in senso letterale. E, d'altro canto, lo stesso paese vuole i soldi del PNRR, per restaurare due stadi che, come logico, dovrebbero essere i tifosi e le società calcistiche a pagarlo.

 Evitiamo coscientemente   di estendere il discorso ad altri campi, altrettanto strategici, se non ancora di più, come le scuole o gli ospedali. 

Ci piange il cuore al pensiero delle condizioni dei nostri edifici scolastici nei quali tolleriamo, senza  fare la rivoluzione che sarebbe sacrosanta ed indifferibile,  che vengano educati i nostri giovani; o al considerare le condizioni di degrado di tanti ospedali, sulle quali prosperano le case di cura private, che, oltre tutto, fanno rappresentare i loro interessi 'insani'  e 'famelici' (ma non di salute!) perfino in Parlamento, ammettendovi  addirittura gli stessi proprietari di quelle. 

 Pensate ancora che il nostro non sia un Paese alla deriva?

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