sabato 11 marzo 2023

Daniele Gatti ripete alla lettera il discorso di Fabio Luisi quando lasciò, con Chiarot, Firenze. Aria di nuove dimissioni?

L'altro ieri,  alla vigilia di due importanti impegni al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, al quale è legato per almeno altri due anni, Daniele Gatti, che a Firenze è arrivato qualche anno fa con Pereira, ha fatto un discorso identico a quello che fece Fabio Luisi, quando si dimise insieme a Chiarot, costretto a sua voltra alle dimissioni da Nardella e dal Ministero di Franceschini-Nastasi, al semplice pronunciare il nome del grande&grosso ex direttore generale, Salvo.

 Disse Luisi che non poteva restare a Firenze, quale che fosse il futuro vertice del teatro, perchè lui era arrivato con Chiarot con il quale aveva condiviso un progetto artistico, ed ora, andando via il sovrintendente, per lui non c'era altra strada che seguirlo nelle dimissioni. Cosa che naturalmente fece, E, a Firenze, restò solo Pierangelo Conte, direttore artistico, il quale, a sua volta, con l'arrivo di Pereira, patrocinato da Nastasi e Nardella - sempre loro, i fratelli 'sfasciatutto' - migrerà a Genova, a lavorare al fianco di Orazi. Con l'uscita di Pereira, sovrintendente e direttore artistico, a Firenze, viene  a mancare l'intero vertice.

 Daniele Gatti, che fra un anno andrà a dirigere la Staatskapelle di Dresda,  ha ripetuto ciò che disse Luisi, e cioè che ha accettato l'incarico fiorentino, propostogli da Pereira, perchè con lui ha fatto un progetto che lo soddisfaceva pienamente.  E Cutaia non proseguirà sulla strada di Pereira, altrimenti sarebbe rimasto.

Via Pereira, si annunciano con l'arrivo dal Ministero, del Commissario Cutaia, anni di tagli e di 'vacche magre' e lui che ci resta a fare? Appunto.

 Siamo quasi certi che una volta terminati gli impegni più immediati a Firenze, Daniele Gatti prenderà, come Luisi, la via dell'esilio (dimissioni) 'volontario'.

Con la benedizione di Nardella e del Ministro, il quale, proprio alcuni giorni, fa si è detto preoccupato della situazione fiorentina che seguiva da prima con grande attenzione e 'trepidazione',  e alla quale crede di mettere una 'toppa' commissariando il teatro.

 Questa storia è vecchia di una ventina d'anni, con l'aggravante che negli ultimi 15, Firenze si è dotata di un magnifico teatro tutto nuovo e di una altrettanto nuova sala da concerto, per i quali, sembra - altra catastrofe - che manchi il pubblico per riempirli. 

E i corvi che hanno cominciato a volteggiare sul nuovo teatro  e a  mandare segnali bruttissimi su Firenze e  sul futuro della musica in Italia, tornano a suggerire che ci  sono troppi i teatri e che forse occorre pensare a chiuderne qualcuno. 

 Noi, invece, ogni volta che vediamo questi corvi volteggiare, abbiamo un secondo grave timore, quello cioè che il Ministero, alle prime dimissioni di un qualche direttore in carriera, tenti di piazzare come sostituto quella direttrice (o direttore come vuole essere indicata) che sta scaldando i motori, più al ministero che sul podio, dove conclude pochissimo, ma che è tanto cara a Meloni e a Sangiuliano. Dopo di che... la fine! 

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