lunedì 6 febbraio 2023

Ma l'Italia non c'è con Francia e Germania a Washington. Cosa ha da dire la Meloni? ( da Huffpost)

 Capolavoro Meloni. Parigi e Berlino scaldano i motori sugli aiuti di Stato e, incassato il favore del primo disegno del piano industriale Ue, lanciano l'offensiva al maxi-pacchetto da 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici 'green' messi a disposizione dagli Stati Uniti. Roma non c'è, deve fare i conti con i limiti imposti dagli elevati livelli di debito pubblico. Ma il problema è soprattutto politico, soprattutto nella distanza non colmata tra Italia e Francia, dopo il caso migranti. 

A definire il "punto di svolta" per la competitività europea è la legge contro l'inflazione messa in campo da Washington che, ha attaccato il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, "offre vantaggi competitivi che, insieme ai prezzi dell'energia molto bassi negli Usa, rappresentano un rischio per le industrie europee" e per l'intero tessuto imprenditoriale che potrebbe traslocare oltreoceano. Un rischio che il titolare di Bercy vuole esorcizzare volando martedì con l'omologo tedesco Robert Habeck a Washington, decisi a chiedere "trasparenza" all'amministrazione di Joe Biden per scongiurare una guerra commerciale transatlantica dai pericolosi contorni. Ma anche consci di avere una solida base per aprire i cordoni delle borse e trascinare le loro industrie nella competizione internazionale.

l viaggio del duo franco-tedesco anticipa il vertice europeo del 9 e 10 febbraio chiamato a discutere la risposta dei Ventisette all'Ira, la legge contro l'inflazione Usa. E nel loro faccia a faccia con le segretarie al Commercio e al Tesoro Usa, Gina Raimondo e Janet Yellen, Le Maire e Habeck chiederanno "un meccanismo di trasparenza" che imponga di rendicontare l'ammontare dei sussidi e dei crediti d'imposta che saranno concessi sul suolo americano. Così da permettere ai governi Ue di rispondere in modo speculare.

Aprendo tuttavia una corsa agli aiuti di Stato che difficilmente potrebbe essere disputata ad armi pari: stando ai dati offerti da Palazzo Berlaymont, quasi l'80% degli aiuti finora approvati dall'inizio della guerra in Ucraina è stato notificato da Germania (52,92%) e Francia (24,04%). E prendendo in considerazione l'importo dei sussidi rispetto al Pil nel 2022, la situazione non è molto diversa: Berlino si conferma in testa con il 9,24% del suo Pil, seguita da Danimarca e Finlandia (con rispettivamente il 6,75% e il 6,5%) e poi dalla Francia (6,14%).

L'Italia è lontana, al 2,7%.

Cifre che mettono in luce il rischio reale evocato a Berlino anche dalla premier Giorgia Meloni di "frammentare" il mercato interno e ritorcersi contro tutti quei Paesi che si ritrovano senza abbastanza spazio fiscale d'azione, "mettendo a repentaglio l'unità" continentale nel bel mezzo del sostegno a Kiev. E, senza nuovi fondi comuni, a poco servirebbero il nuovo fondo sovrano al vaglio dell'esecutivo Ue - e ancora tutto da negoziare - o quei soldi "ponte" ancora disponibili dal Recovery Fund e del programma RePowerEU (250 miliardi di euro) o dalla coesione (100 miliardi), da usare nell'immediato.

L'equilibrio non semplice da trovare è, nelle parole della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, "resistere alla tentazione dell'iperprotezionismo", ma garantire alle imprese Ue "condizioni di parità, prevedibilità e fiducia". Tutte sfide "evidenti" che, ha ammonito Metsola, "nessuno può permettersi" di affrontare "da solo". Il primo confronto a Ventisette è nelle mani dei ministri della Competitività, riuniti nelle prossime ore a Stoccolma. Ma, dopo la puntata franco-tedesca a Washington, la partita tornerà tutta nelle mani dei capi di Stato e di governo. 

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