La Trilogia d’Autunno, nata da un’intuizione di Cristina Mazzavillani Muti, festeggia così i dieci anni di vita, mentre il Festival arriva alla sua ventitreesima edizione con tre produzioni per le quali intreccia le forze a quelle di due fra i teatri più antichi d’Europa, lo svedese Drottningholms Slottsteater e l’Opéra Royal de Versailles. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini saliranno Giovanni Conti, Erina Yashima e Tais Conte Renzetti, accomunati dall’essere stati allievi dell’Italian Opera Academy di Riccardo Muti. Antonio Greco guida invece il Coro Cherubini e il Coro 1685 dell’Istituto superiore di studi musicali Verdi di Ravenna. Alla regia Ivan Alexandre; firma scene e costumi Antoine Fontaine, Alexandre cura anche le luci. "Due anni di pandemia ci hanno fatto soffrire – ha osservato ieri il soprintendente del Festival, Antonio De Rosa –, la Trilogia ha sempre attirato il pubblico straniero e non era scontato che l’edizione di quest’anno avesse lo stesso appeal del periodo pre Covid. Invece uno spettatore su quattro arriva da fuori Italia". Tantissimi gli olandesi, oltre 260, e poi tedeschi, finlandesi, svizzeri, inglesi, cinesi. Insomma la presenza straniera è nuovamente importante. "È un turismo colto – ha detto De Rosa – consapevole, che si ferma in città più notti per visitare i monumenti Unesco e le altre bellezze del territorio".

L’allestimento delle tre produzioni è un raffinato gioco che intreccia scena e fuori scena per celebrare la magnifica ‘macchina’ del teatro musicale, ed è anche un arguto commento ai diversi dispositivi narrativi che Mozart e Da Ponte impiegano. Se ne Le nozze di Figaro (31 ottobre, 4 novembre) la scenografia cresce di atto in atto e l’azione si svolge nella parte anteriore del palcoscenico, Don Giovanni (1 e 5 novembre), nell’originale versione di Praga del 1787 perché "più chiara, naturale e vivace", è invece rappresentata ‘in prospettiva’. L’eroe occupa il primo piano, mentre gli altri personaggi si ritrovano sempre nella condizione di rimanere un passo più indietro. Infine, Così fan tutte (2 e 6 novembre) ha un andamento circolare sviluppato su due livelli: il palcoscenico collettivo e un palcoscenico centrale, dove a turno le giovani sono amanti fedeli e abbandonate, i giovani i corteggiatori; un gioco delle parti, appunto, e dei ruoli che si invertono sotto lo sguardo di Don Alfonso, maestro di cerimonie.

"La peculiarità di questa produzione – ha spiegato Angelo Nicastro, tra i direttori artistici del Festival – è quella di essere agile, fresca, originale senza stravolgere, con un regista che ha saputo leggere nel profondo queste storie. È un teatro solo apparentemente povero, con lo stesso dispositivo scenico per tutte e tre le opere, come se fossero tre scene di uno stesso affresco e questo ben si sposava con lo spirito della nostra Trilogia". Alla presentazione al Teatro Alighieri, dove erano presenti i tre direttori d’orchestra che si avvicenderanno sul podio e il direttore del coro Antonio Greco, è intervenuto anche l’assessore alla cultura Fabio Sbaraglia. "Ravenna – ha detto – ogni anno attende con curiosità e aspettativa la proposta della Trilogia. Da dieci anni l’autunno nella nostra città è ricco di appuntamenti culturali e la Trilogia è tra le eccellenze. E attorno a lei si riunisce un intero territorio"