venerdì 16 aprile 2021

Zona Rossa: librerie aperte ma negozi di dischi chiusi ( da il sussidiario.net, di Paolo Vites)

 Quando un autore di dischi (Bob Dylan, per la cronaca) vince il Premio Nobel per la letteratura, allo stesso modo di “sommi scrittori” studiati nelle scuole e nelle università, acclamati come ad esempio James Joyce, Giosuè Carducci, William Yates, Grazia Deledda, Pirandello, Montale, e via così, si può ancora dire che la musica non è cultura? Attenzione: non solo la musica rock o pop che dir si voglia, ma anche le incisioni della cosiddetta musica classica, da Beethoven a Mozart. Se si è in Italia sì. 

Accade infatti in questo periodo di lockdown, restrizioni, e chiusure che se si entra in un grande centro come una Feltrinelli, una Mondadori, che da sempre insieme ai libri vendono anche i dischi, si possa tranquillamente fare acquisti di libri, ma quando ci si imbatte negli scaffali dei dischi, ci si trova davanti a catene e divieti. Non ci si può neanche avvicinare. Come in un incubo orwelliano, per decreto governativo, è vietato vendere e acquistare dischi. Inutile dire che i negozi unicamente dediti alla vendita di dischi devono tenere la saracinesca giù. 

Una doppia palese presa in giro: prima il divieto di vendere un prodotto che ha una altissima valenza culturale, la musica, poi quella di poter girare tranquillamente nei reparti libri dove, evidentemente secondo chi ci governa, il Covid non entra, ma non negli adiacenti reparti dischi che si trovano nello stesso edificio, dove per i nostri legislatori invece il Covid fa strage...


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