martedì 2 febbraio 2021

Il Presidente Mattarella per i 25 anni del quotidiano IL FOGLIO: stampa libera e plurale

Soltanto una stampa libera e plurale può presidiare efficacemente i limiti dei poteri pubblici senza travalicare essa stessa i limiti del proprio ruolo nei confronti dei cittadini. Anche per questo sottolineare un compleanno così importante è un'occasione preziosa. Consente di riflettere, insieme, sui tempi nuovi e sui valori a cui non si intende derogare, sulla storia che ci sta alle spalle e su quella che si vuole costruire». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera al Foglio per i 25 anni del quotidiano, sabato 30 gennaio, pubblicata anche sul sito web del giornale.


Un quarto di secolo, aggiunge il capo dello Stato, nel quale «il panorama dell'editoria e del giornalismo si è trasformato, e quella della comunicazione costituisce indubbiamente una delle frontiere più avanzate e mobili dell'innovazione. Opportunità e rischi si rincorrono, la necessità di mutamenti sollecita nuovi progetti, e questi non di rado divengono sfide in condizioni più complesse. La professione giornalistica è interrogata in profondità sulle modalità del suo esercizio, e sui principi irrinunciabili atti a garantire libertà, diritti dei cittadini, autonomia, pluralismo».

Per il presidente Mattarella, «tentare di andare oltre la notizia richiede qualità, ma al tempo stesso onestà intellettuale, visione, apertura al libero confronto. Uscire dalla pandemia, ricostruire le reti che fanno vivere la nostra società, avviare una fase di sviluppo più sostenibile insieme all'Europa, che sta cambiando marcia e di cui siamo parte essenziale, è un'impresa di portata storica. Un'impresa – aggiunge – che richiede l'impegno e lo sforzo creativo di tutti».

Infine gli auguri del presidente della Repubblica al direttore, al fondatore del Foglio, all'editore e a tutta la redazione, «che quotidianamente si misura sull'attualità con passione, sollecitando spirito critico con l'intento di contribuire a quel dibattito, a quella crescita culturale, che nella pluralità può arricchire il nostro patrimonio comune».

  

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