venerdì 15 gennaio 2021

Di Aldo Grasso e della sua rubrica di ieri sul Corsera: ' A fil di ridicolo'

 Ho letto ieri la rubrica sulla tv che quotidianamente Aldo Grasso tiene sul Corriere della sera,  più divertente del solito e che perciò vengo a raccontarvi. 

 Premetto che a Grasso, del quale ho la massima considerazione, mi unisce la scarsissima considerazione che ambedue abbiamo di Corrado Augias, un abile parlatore che si cimenta 'pericolosamente' in qualunque campo, perfino quello operistico e biblico; mentre  mi divide  la  smodata passione viscerale e forse un po' senile, che egli ha per Edoardo Camurri, il quale da Radio 3 a Rai 5 discetta sul sapere universale, che va dal Giro d'Italia alla cultura alla scienza ( vedi le Lezioni che tiene da mesi per gli studenti rimasti a casa e che risultano spesso difficili anche per me che non sono più uno studente ma che ho studiato per una vita intera e che, di conseguenza, non aiutano gli studenti, semmai li precipitano in ulteriore depressione), e che io non ho, pur riconoscendogli certe qualità. 

Per questo, perdonandogli tale debolezza, leggo sempre con molto piacere le rubriche dedicategli -  in tutti i casi, senza eccezioni: panegirici - ogni volta che si butta (o 'lo buttano', perchè sembra un jolly in Rai) in una nuova impresa.

Veniamo ora al contenuto delle rubrica tv di ieri.  Fra le tante cose di cui scrive e si lamenta (alle quali accennerò in fine) c'è l'estremo agio che la Rai  riserva a protagonisti di Mediaset, intendendo Maurizio Costano e la Maria nazionale. il primo che sta da una parte e dall'altra della barricata, e la seconda che è ospite d'onore in molte trasmissioni Rai affidate a big, da Sanremo a Domenica in ecc...

Perchè meravigliarsi se  di tanto in tanto la Rai ruba - perchè è questo il verbo adatto, almeno per la Maria nazionale) a Mediaset i suoi cavali di razza per salirci sopra e fare insieme  una corsa di velocità, guadagnandone in telespettatori?  

Diverso è il caso di Costanzo, che sta di qua e di là fisso,  chè lui dovrebbe finalmente abbandonare il campo, data l'età, visto che ora ha anche un nuovo impiego - gratis: macchè ha ancora bisogno di guadagnare? - come consigliere di Virginia Raggi?


E l'esempio di Costanzo, qualora decidesse presto di  non apparire più in tv - basta sua moglie! - dovrebbero seguirlo anche altri vegliardi, come Angela o Augias, tanto per fare due nomi, che hanno superato sia gli ottanta ( Augias) che i novanta ( Angela, che comunque lascia in regalo ed a presidio in rai suo figlio Alberto, osannatissimo) ed ancora non schiodano, mentre si sbracciano in discorsi del tipo: i giovani sono senza lavoro, occorre far posto a loro. Comincino i predicatori.

Il ridicolo  Grasso lo raggiunge quando dimentica di fare  analogo discorso sui tanti esponenti della Ditta  Cairo ospitati, non di frequente ma 'fissi', sulle reti Rai. Mentre economico, redditizio e quindi comprensibile è che Cairo sposti le sue pedine dal Corriere a La7,  ambedue di sua proprietà, dove ed egli spreme al massimo i prodotti migliori.

 Ma dimentica Grasso che , ad esempio, Rai Storia, è praticamente appaltata a Paolo Mieli (lo conosce Grasso Paolo Mieli?), lo stesso discorso vale per Massimo Gramellini che in  Rai fa una trasmissione settimanale ( Le parole della settimana, Rai 3). Non solo, ma ogni volta molti sono gli ospiti di Gramellini, prelevati dalla azienda di Cairo e perciò anche di Grasso: Cazzullo, Severgnini, Marianna Aprile (questi ultimi due la settimana scorsa erano ospiti di Gramellini), De Bortoli  e lo stesso Mieli che, al pari di Travaglio e Scanzi ed anche Padellaro, non manca giorno che non si veda  dall'una e dall'altra tv: Rai e La7.

Possiamo dire che La 7 non è concorrente della Rai come lo è Mediaset?  Forse sì. Ma possiamo anche aggiungere che i cavalli di razza de La 7, forse per ordine di scuderia, non vanno in altre aziende tv.? E pensiamo a Mentana, Gruber, Giletti, Floris?

Ciò che Grasso dovrebbe invece cambiare al più presto, nella sua rubrica, è la costante attenzione critica, ma a senso unico, rivolta alle altre tv  ma non a quella di Cairo, nella quale, ad esempio, sulla trasmissione di Giletti molto ci sarebbe da dire. E Grasso non dice mai!

 Torno a condividere pienamente con  Aldo Grasso ciò che scrive a proposito dell'appalto della comunicazione video di Palazzo Chigi ad una azienda che non è la Rai, alle dirette dipendenze di Casalino, umiliando l'azienda pubblica; umiliata anche dall'ultima trovata-giocattolo costosissima di Franceschini, la cosiddetta 'Neflix della Cultura ( che ora ha un nome proprio 'Its Art'), quando, dice Grasso, esiste già Rai Cultura (con Rai 5 lo sbocco principale) - dove imperversa il suo giovane 'amante' Camurri - ' non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace', recita il saggio - e Rai Storia, dominio assoluto di Paolo Mieli (che Grasso ha difeso strenuamente quando  si è ventilata l'idea di accorpare quel canale ad altri Rai).

Adesso, infine, la contesa dell'informazione che vede contrapposti Cairo agli Agnelli, e le rispettive proprietà  dell'informazione cartacea: Corriere della Sera e La Repubblica, che si stanno scambiando le figurine migliori a suon di milioni. Altrimenti perchè migrerebbero da una casa all'altra? Forse che Roberto Saviano non era riverito e strapagato -  ne ha ancora bisogno? - nel gruppo Agnelli?  Adesso che scriverà Grasso quando Saviano andrà da Fazio? Ciò che ha scritto a proposito dell'ospitata di Maria De Filippi? Oppure Cairo incoraggerà il suo nuovo acquisto - che gli sarà costato non poco - a mostrarsi il più possibile sugli schermi tv,  compreso Fazio, e perciò senza guardare in quale azienda? 

P.S.

 Vogliamo parlare - perchè Grasso non lo fa? - anche di Uolter, in arte Veltroni? Che per il Corriere è diventato soprattutto il 'Moccia adulto dei buoni sentimenti', e il 'narratore' della politica tormentata dei suoi anni; per le scene letterarie scrittore e giallista, al ritmo di un paio di libri a stagione; e poi in tv, Rai, regista ed autore d'elezione della Cultura di Silvia Calandrelli,PD, e non solo?

 Non aveva detto, al pari di Renzi, che finita l'esperienza politica diretta, sarebbe scomparso dalla scena? Aggiungendo che se ne sarebbe andato in Africa?  Ma poi, evidentemente, riflettendo: perchè in Africa e non nell'America che è diventata per lui l'Italia? E perciò è restato.

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