giovedì 14 maggio 2020

Se l'Opera di Roma attira mecenati quando è chiusa, che sarà quando è in attività

Se uno legge i titoli dei giornali di oggi che riportano la notizia che il munifico Mauro Masi - ve lo ricordate l'ex direttore generale della Rai, fidanzato di Ingrid Muccitelli -  ora ai vertici di Igea Banca e Banca del Fucino, ha donato all'Opera di Roma 750.000 Euro - (non 750 milioni di Euro, come scrive anche la dotta ANSA!) - diluiti in tre tranche una per ogni anno da quello in corso  al 2022, a sostegno delle attività del teatro; e scorre attentamente le dichiarazioni del furbo Carlo Fuortes che dichiara: anche quando siamo inattivi, causa pandemia, attiriamo mecenati, figurati quando siamo attivi, uno si domanda quanti soci fondatori danarosi,  sponsor e mecenati avrà l'Opera di Roma.

Per sincerarsi va sul sito dell'Opera e legge che fra i soci fondatori oltre quelli pubblici, istituzionali, c'è la Camera di Commercio, e l'Acea che vi è entrata di recente, (l 'influenza della Raggi su tale decisione, è stata determinante; ma la Raggi è presidente del teatro, e Roma Capitale detiene nella partecipata Acea il 51% delle azioni). E basta, dunque?

C'era stato in anni passati un ricchissimo 'pirata' malese che aveva donato una bella cifra al teatro sperando forse di far fare carriera a sua moglie donna avvenente, meno avvenente cantante. Ora arriva Masi che celebra con un contributo, secondo le regole dell'Art Bonus, l'accorpamento delle due banche sotto la sua presidenza.

Ma allora in sette anni all'Opera di Roma, a Fuortes, nonostante la stampa sempre dalla sua parte, non è riuscito di acquisire un solo nuovo socio fondatore o sponsor o mecenate stabile dal contributo consistente?

Proprio così. E, infatti, quando si è fatto il suo nome per la Scala  - abilissima la sua mossa di dichiarasi 'indisponibile' per farsi confermare a Roma - il timore dei cosiddetti 'cacciatori di teste' ( fra i quali  cacciatori di teste in ogni senso c'era anche Micheli, anch'egli aspirante sovrintendente alla Scala) era che  Fuortes non era capace di trovare neanche un Euro, visti i risultati a Roma.  Mentre alla Scala  un sovrintendente che sia anche procacciatore di denaro - modello Pereira - serve come il pane.  E serve anche a Roma, ma Fuortes non ne è capace, e perciò si vanta di quel poco che gli piove dal cielo, senza che  lui abbia fatto nulla. Perchè sia nel caso Acea che nel caso Banca del Fucino, il principale artefice delle due operazioni è  stata Virgina Raggi e solo Lei.

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