mercoledì 5 febbraio 2020

Su Bruno Maderna. Petronio, il Satyricon e l'avanguardia musicale ( da IL GIORNALE, 20.1.2006)


Di Bruno Maderna - autore del Satyricon che si rappresenta oggi ( 20 gennaio 2006) al Teatro Olimpico con la regia di Giorgio Pressburger, per la stagione dell'Accademia Filarmonica - morto già da un quarto di secolo a Darmstadt non si parla oggi molto, diciamo che non si parla più, dopo che in vita era stato uno dei campioni dell'avanguardia, musicista amato, direttore d'orchestra, insegnante e già fanciullo prodigio.
E non si parla soprattutto della sua statura di «compositore», a seguito di molti ed autorevoli dubbi sollevati in proposito. Alle critiche anche feroci di pressappochismo, fretta, frammentarismo, citazionismo, collage modaiolo non sfugge neppure il Satyricon, ultima sua opera, da Petronio, presentata in prima mondiale in Olanda nel 1973. Opera multilingue, multistilistica, con quadri intercambiabili, alla cui definitiva sistemazione neppure gli appunti ed i suggerimenti del compositore recano qualche aiuto chiarificatore.
Molti hanno detto, ma sottovoce, che fin dagli anni Cinquanta, da quando cioè si dedicò soprattutto alla direzione d'orchestra e all'insegnamento, Maderna tolse tempo prezioso alla composizione; e che l'intero suo catalogo è marchiato dalla fretta e dalla incompiutezza. Poi, uscendo fuori dal coro di chi comunque ha fatto di Maderna un'icona dell'avanguardia, perché fortemente «engagé» politicamente a sinistra e per i suoi innegabili meriti nel campo della diffusione della musica del nostro tempo, è arrivato il ridimensionamento a opera di Pierre Boulez. Scarne affermazioni del celebre musicista che il teorico dell'avanguardia, Mario Bortolotto ha puntigliosamente chiosato (Piano Time).
Cosa ha detto in sintesi Boulez di così sconcertante? Che Maderna era un grande improvvisatore; che la sua frenetica attività gli ha tolto tempo prezioso per la composizione e che la voracità del musicista, la sua curiosità, e la conseguente impazienza si tradussero in una effettiva incapacità a riflettere sulle ragioni formali delle sue composizioni, nelle quali pur si trovano pagine geniali. E che, infine, buona parte delle sue opere, frammentarie, creano problemi praticamente insormontabili di ricostruzione e interpretazione per chiunque voglia riprenderle.
Parole durissime, come si comprende, in bocca ad uno dei musicisti più conosciuti del nostro tempo che di Maderna fu anche amico e frequentatore e che dovrebbero far riflettere sul compositore Maderna, oggetto di ingiustificati peana.
                                                                      Pietro Acquafredda

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