sabato 2 febbraio 2019

Iscriviamo anche 'Il flauto magico' tra i fratelli ' immateriali' del Grande Oriente d' Italia? ( dal sito del Grande Oriente d'Italia)



Il Flauto Magico del Fratello Mozart. Una coraggiosa edizione nella terra della legge antimassonica


Nella Sicilia della legge Fava, lo scorso 20 gennaio in scena al Bellini di Catania una edizione totalmente inedita dell’opera mozartiana con simboli massonici e insegne del Grande Oriente d’Italia.


Il Flauto Magico di Mozart al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania

In quella Sicilia, nella quale si sta svolgendo un importante match tra classe politica e Grande Oriente d’Italia, dove il Goi è, ahimè, l’unico baluardo della libertà di associazione e strenuo difensore dei diritti umani, è andata in scena una coraggiosa edizione del Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart.
Opera lirica della maturità, e purtroppo l’ultima (il genio morì dopo poco più di due mesi), Die Zauberflote è dichiaratamente massonica.  Non certo l’unica, di composizioni massoniche mozartiane ve ne sono una moltitudine. La prima risale addirittura già a quando aveva appena undici anni, sinonimo questo di una predisposizione all’appartenenza alla libera muratoria e di una lunga preparazione al compimento del passo che gli aprì, il 14 dicembre del 1784, le porte del Tempio della Rispettabile Loggia Zur Wohltätigkeit (Alla Beneficenza).
Mozart fu iniziato apprendista, dal barone Otto von Gemmingen Hornberg, Maestro Venerabile e fondatore della suddetta Officina. Passato alla loggia Zur Wahren Eintracht (Alla Vera Concordia), dopo appena tre mesi ricevette l’aumento di salario, divenendo compagno e, nel mese di aprile del 1785, nella loggia Zur Gekrönten Hoffnung (Alla Speranza Incoronata), venne esaltato al sublime grado di maestro, percorrendo un velocissimo cammino, intenso e movimentato, come si può evincere dai continui cambi di officina.
Non stupisca il cammino veloce, che era usuale al tempo, i primi tre gradi si percorrevano piuttosto celermente, altra storia era quella propria degli “Alti Gradi”; non a caso il percorso massonico di Mozart si ferma al grado di maestro.
In ogni caso visse molto intensamente la sua appartenenza alla libera muratoria, ne sono testimonianza tutte le composizioni ad essa dedicate.
Die Zauberflote non è che la più celebre delle numerose composizioni massoniche, celebre anche perché è un’opera lirica.  Un’opera lirica espressamente massonica, che si sappia l’unica che faccia uso dei simboli propri della libera muratoria e che ponga i viaggi iniziatici del protagonista al centro del racconto musicale.
È dato ampio spazio, nella fiaba mozartiana, al contrasto fra il bene e il male, approfondendolo in parecchie delle sue sfaccettature e dando risalto all’essere e all’apparire. Lo spettatore presto si accorge di quanto la Regina della Notte non sia la figura positiva, così come da principio si è portati a credere; analogamente, chi viene dapprima classificato come malvagio, Sarastro, non tarda a rivelarsi per come realmente è, il saggio custode della tradizione iniziatica, che sottrae la principessa Pamina alla cattiva madre, appunto la Regina della notte, per salvarla.
Al centro della fiaba spiccano i personaggi di Tamino, protagonista principale, e di Papageno, l’uomo uccello. Qui il contrasto fra i due è messo fortemente in rilievo. Tamino supererà coraggiosamente i viaggi attraverso gli elementi, pronto a sacrificare anche il suo amore per la principessa Pamina, pur di rispettare il silenzio (premessa essenziale per percorrere la via iniziatica) che gli aprirà le porte del Tempio; al contrario Papageno rinuncerà al privilegio dell’iniziazione, perché non in possesso dei presupposti che si richiedono al profano per varcare la soglia della loggia.
Tutto ciò sta a dimostrare che nei secoli sono cambiati gli abiti, ma l’uomo è rimasto sempre lo stesso nella sua essenza e gli status necessari per vedere la Luce massonica non sono cambiati.
Mozart mise in scena il Flauto Magico, il 30 settembre del 1791 al Theater auf der Wieden di Vienna, appena due mesi prima di morire, eredità spirituale questa consegnata ai posteri con l’ausilio del baritono e attore, suo fratello di loggia, Emanuel Schikaneder, che ne curò il libretto e impersonò Papageno.
Negli anni le regie hanno fatto via via indossare all’opera mozartiana una colorata veste naïve, ambientandola in un fiabesco mondo dalla collocazione temporale indefinita.
Nella Sicilia della legge Fava, dove chi riveste una carica pubblica deve dichiarare la eventuale appartenenza alla massoneria, in chiaro e palese contrasto con le leggi che regolano ogni stato democratico, in quel teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, che tante edizioni storiche  del Flauto Magico ha visto (tanto per dire, nelle ultime due edizioni ne è andato in scena uno celebre, con la regia firmata da Werner Herzog, che riscosse un notevole successo internazionale), il 20 gennaio 2019 si è verificato sotto gli occhi del pubblico, inconsapevole e positivamente colpito, un avvenimento storico.


Il Flauto Magico di Mozart al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania

L’opera, magistralmente eseguita da orchestra, coro e solisti, diretti dalla eccellente bacchetta di Gian Luigi Gelmetti, è stata presentata con una regia che ne ha stravolto totalmente i canoni, sdoganandola da fiaba naïvee riportandola a racconto massonico, con tanto di tempio e paramenti del Grande Oriente d’Italia.
Il regista Pier Luigi Pizzi, alla soglia dei suoi 90 anni ha presentato un’inedita trasposizione dell’opera lirica, spogliandola di tutti i variopinti simboli fiabeschi, che nei secoli si erano andati inserendo nel suo tessuto connettivo e facendole indossare il suo originale abito.
Una trasposizione che la riporta ai tempi moderni e che riduce all’essenziale le scene, collocando gli artisti in una libreria che prende il posto dei boschi e degli scenari fiabeschi; una libreria che simboleggia il desiderio dell’uomo di progredire.
Ma la cosa sorprendente è che la libreria, nelle scene più significative del capolavoro mozartiano, cede il passo ad un tempio massonico, così come lo si rappresenta nei quadri di loggia.
Un vero e proprio spettacolo per gli occhi, a dispetto dell’apparente minimalismo delle scene.
Coraggiosa la scelta di rivolgersi al Grande Oriente d’Italia, per utilizzarne i paramenti massonici.
Coraggiosa, soprattutto in un momento come questo, nel quale la massoneria sta subendo attacchi dal mondo politico.
Coraggiosa, anche perché questa edizione rivoluzionaria ha visto la luce in un importante teatro siciliano; quella Sicilia nella quale l’assemblea regionale ha recentemente varato una legge discriminatoria nei confronti della libertà di associazione ed in particolare nei confronti della massoneria.
A questo punto, stando a quanto deciso dalla classe dirigente politica siciliana, ci si potrebbe aspettare indignazione da parte del pubblico e critiche negative.
Nulla di tutto ciò.
Il pubblico, a fine serata, è uscito dal teatro soddisfatto ed anche positivamente incuriosito e, nei giorni successivi le critiche sono state tutte lusinghiere, a dispetto di tanto clamore antimassonico, sbandierato nel passato recente.
Un’operazione vincente che andrebbe ripetuta in altri teatri, per testimoniare che i liberi muratori non cospirano nelle cripte, ma che lavorano realmente per il bene e il progresso dell’umanità.


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