martedì 1 gennaio 2019

Dopo aver ascoltato, e visto in tv, il Concerto di Capodanno dalla Fenice

" ... ma i Wiener Philharmoniker sono un'altra cosa!'. Non commetterò, scrivendolo anchì'io, lo stesso errore di tanti miei colleghi che parlando del Concerto di Capodanno  da  Venezia , scrivevano immancabilmente: "ma i Wiener Philharmoniker sono un'altra cosa".  I Wiener sono sempre un'altra cosa, anche rispetto a tutte le altre orchestre del mondo,  e quindi ed a maggior ragione, rispetto all'Orchestra della Fenice. L'annotazione mi mandava in bestia quando del Concerto veneziano avevo una certa responsabilità;   e mi manda in bestia anche ora che ne sono fuori.

Ma se, dopo la diretta tv da Venezia,  avessi voluto restare  sintonizzato su Rai 1, dopo il Tg mi sarei sicuramente tagliato le vene di fronte a quello spettacolo di 'niente e di più' che è 'Vieni da me', con la soubrettina conduttrice che oggi aveva ospite la Valeriona nazionale. E perciò  ho cambiato canale,  e sono andato su  Rai 2, dove appunto si trasmetteva il Concerto di Capodanno da Vienna, per la prima volta diretto da Christian Thielemann.  Certo "i Wiener Philharmoniker  sono un'altra cosa",  mi è quasi scappato di commentare, ma aggiungendo immediatamente: che noia, seppur sublime, quasi divina quel concerto!

 Dunque, lasciando in pace i santi viennesi torniamo a giocare con i fanti veneziani. Ci sarà un terreno sul quale fare concorrenza a Vienna? Certo, esiste  ed è quello sul quale Venezia ha battuto Vienna in questi anni e può continuare a batterla: il programma.

La musica che si ascolta, o si può ascoltare a Venezia, ha sicuramente più alto valore e qualità di quella ascoltata a Vienna. La si attinge solitamente al grande melodramma italiano, noto più del repertorio viennese (salvo poche eccezioni). Peccato che il repertorio propriamente 'veneziano', notissimo e popolarissmo , stiamo pensando a Vivaldi, che avrebbe potuto caratterizzare il Capodanno in laguna, non può assumersi com'è, perché ha bisogno di un qualche trattamento (chiariamo: riorchestrazione od altra operazione) prima di essere riproposto a Capodanno.
 Noi lo abbiamo suggerito  tante volte, ma non si è giunti mai  ad un risultato perché - storia vecchia, da quando c'è Ortombina alla Fenice, prima come direttore artistico e poi anche come sovrintendente - occorreva pensarci in tempo, mentre molte decisioni, nonostante fosse incalzato anche da noi, venivano prese sempre  all'ultimo momento, dalla definizione dei programmi alla scelta dei solisti.

 Naturalmente si può proseguire attingendo esclusivamente  dal melodramma italiano ancora per un secolo almeno, tanto ricco è il repertorio e varia la  caratterizzazione dei brani, sia per orchestra, che per  coro e per  solisti.  Basta attenersi  a certe regole di buon senso: brani brevi (in considerazione della durata complessiva del concerto), alternanza di solisti, coro, orchestra, e la particolare circostanza del concerto: Capodanno, la trasmissione televisiva,  e l'ora di pranzo.

E una regola aurea da osservare: cambiare continuamente atmosfera e tono dei brani: non servono programmi ' a tema', come ha rivelato oggi Chung, parlando del programma odierno, nel corso del suo  'pippone' in un italiano approssimativo, al momento di fare gli auguri per il Nuovo anno. Quando ha trovato anche il tempo, benché fuori luogo e inutile, di lodare  il sovrintendente del teatro, unico responsabile del programma - "perchè io sono solo il direttore, il programma l'ha scelto lui che ha anche un bel nome: Fortunato!". Beato lui,  fortunato di nome ed anche di fatto, visto che gli è piovuta addosso la fortuna di guidare uno dei teatri più belli  d'Italia

Che programma ha scelto Ortombina? Un programma improntato al tema dell'amore, come fosse arduo e assai faticoso cercarlo nel vasto repertorio del melodramma. Solo che il 'Fortunato'  della Fenice, nell'inseguire il tema prescelto, ha distolto l'attenzione da quelle regolette elementari che garantiscono il successo di un Concerto come quello di Capodanno .

Alcuni blocchi ( pensiamo a 'Fuoco di gioia', e al 'brindisi' dalla Rondine) erano assolutamente da evitare, perchè sconosciuti ed elitari ( che, proprio per questo fanno la gioia di 'Fortunato' che avrebbe voluto continuare per tutta la vita a fare  il musicologo e, invece, il destino ha costretto da molti anni a fare l'impresario musicale). A proposito, evitiamo di esprimere un giudizio ancor più negativo, se avessimo da  includere anche i due i balletti della Compagnia 'Abbondanza/Bertoni', uno di quali proprio sul coro dell'Otello verdiano.

Sempre a Capodanno, e sempre per sottolineare l'atmosfera di festa e di gioia, Fortunato, ancora lui, ha messo in programma 'E lucean le stelle' e 'Caro nome' .

 Però gli va dato atto che una sgrammaticatura Fortunato l'ha compiuta, quando per la prima volta dopo 15 anni, ha violato la tradizione consolidata di concludere il programma con 'Va pensiero' e 'Brindisi' della Traviata, uno dopo l'altro. Lui ci ha messo in mezzo Turandot di Puccini - 'di cui quest'anno ricorrono i 95 anni dalla morte', ha commentato lo speaker -  nel finale quando la principessa rivela al suo padre 'augusto'  e al popolo di Pechino, il nome dello sconosciuto: Amore - e qui lo speaker ha prontamente sottolineato: 'non bisogna mai avere paura degli sconosciuti' con preciso riferimento agli emigranti ed alla paura che suscitano ora nel nostro paese. Ma allora, perché ci hanno sempre insegnato, fin da bambini, di non accettare neanche una caramella dagli sconosciuti?

A Venezia, anche quest'anno neanche un sorriso, un pizzico di allegria, niente; solo qualche sguardo malizioso fra il pubblico, quando Nadine Sierra,  brava ma anche giovane ed avvenente, si è presentata in proscenio a petto seminudo,  prontamente ricoperto alla successiva sortita.

 Il pubblico televisivo avrà gradito il programma,  che quest'anno intendeva sostenere i programmi dell'Unicef , come ha lasciato intendere il brano iniziale  che ha visto schierato davanti all'orchestra  un coro di voci bianche con la maglia celeste d'ordinanza?

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