domenica 1 luglio 2018

Perchè le biblioteche interessano poco ai nostri ministri ella cultura? E non solo a loro, in Italia?

Sì, è vero esiste in Italia un luogo, in Toscana, un paesino, che custodisce la memoria del nostro paese, con l'archivio dei diari che una volta, incantati anche noi visitammo. Ma le biblioteche  nazionali regionali cittadine e di quartiere che destino hanno? Pare che il libro interessi poco in Italia, a chi governa, anche quando costituisce un tesoro di valore commerciale, inestimabile. L'esempio dello scempio della storica famosissima Biblioteca dei Girolamini di Napoli, data in custodia ad un ladro di libri, in contatto con collezionisti  e ricettatori, per conto di collezionisti, lo conferm chiaramente.

Del resto in Italia un caso come  quello della Fondazione Paul Sacher di Basilea, dove lavora alla custodia di autentici tesori musicali, la nostra  Angela Ida De Benedictis (alla quale Luca Pavanel sul 'Giornale' ha dedicato un bel ritratto) sarebbe impossibile. Il grande mecenate musicista si è assicurato l'archivio di una centinaio di musicisti, fra di essi qualche decina di fuoriclasse, salvando dall'oblio e dalla dispersione un patrimonio prezioso a disposizione delle generazioni future.

Archivi e importanti biblioteche esistono naturalmente anche in Italia, alcuni anche ben organizzati, ma  sono eccezioni.

Nella quasi totalità dei casi  le biblioteche, comprendendovi anche quelle che si sono guadagnate l'appellativo di  'nazionale' - come le due importantissime di Roma e Firenze ( alle quali gli editori di libri e giornali sono tenuti per legge ad inviare copia di ogni loro nuovo prodotto) - soffrono di un male endemico: la continua costante riduzione di fondi a disposizione per acquisizioni e  gestione.

Un altro esempio clamoroso, recente. Per l'accesso alla Bibliomediateca, il cui arredo è stato disegnato da Renzo Piano, l'Accademia di Santa Cecilia, che ne è la proprietaria, chiede ai frequentatori  di acquistare una tessera annuale, senza il cui contributo ( hanno dichiarato i 'mendicanti' dirigenti dell'Accademia, che poi invece spendono e spandono in altri campi: a quando sarà ridotta la dotazione dell'affollata direzione artistica dell'Accademia e ridotti anche i compensi dei troppi dirigenti, a cominciare da quello del sovrintendente, dall'Ongaro?) - è diventato impossibile provvedere alla manutenzione dei locali, pulizie comprese, ed ai servizi che una biblioteca deve necessariamente offrire, come il prestito che non può essere differito addirittura di giorni.

 Questa è la vergogna italiana. E ai ministri, è del tutto evidente che se  una biblioteca funzioni o meno non frega assolutamente nulla. Forse cambieranno parere quando tutti i dipendenti si piazzeranno sotto le finestre del suo ministero a protestare. Viene da pensare che loro, i ministri, ed i politici in generale, non le abbiano mai frequentate e, perciò, non possano capire come mai si debba spendere tanto per conservare quintali,  anzi tonnellate di ciò che considerano semplicemente  cartaccia impolverata.

Nei tanti anni in cui abbiamo insegnato ci ha sempre colpiti il vedere  una biblioteca, in quel caso di Conservatorio, senza 'lettori' o studenti dediti ad una ricerca. Naturalmente sapevamo che la ragione di tale assenza era  da ricercare negli insegnanti i quali pure poco frequentavano la biblioteca, salvo qualche eccezione che aveva poi il risvolto positivo anche negli allievi.
 Abbiamo sempre sollecitato la direzione del Conservatorio ad investire ogni anno regolarmente nella biblioteca, dotandola di testi irrinunciabili, nel caso in cui mancassero, o aggiornando il catalogo con nuove pubblicazioni.

 Il disinteresse per le biblioteche da parte di chi governa va di pari passo con il disinteresse di fatto di chi governa per la scuola. Non è un caso che nel contratto di oltre trenta pagine del Governo 'Conte',  - anzi del governo 'Salvini-Di Maio'  - alla scuola vengano dedicate solo poche righe e nessun investimento, di cui invece la scuola da tempo avrebbe bisogno. E il paese, anche a causa della scuola 'dimenticata' e 'trascurata', va in malora.


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