lunedì 2 luglio 2018

L'Orchestra nazionale dei Conservatori , una e trina. Quale futuro, oltre la partecipazione in massa a Spoleto? di LUIGINA BATTISTI ( da Music@, 2013).


L'Orchestra Nazionale dei Conservatori (ONC) nata come Associazione nel 2008 per volontà della direzione generale AFAM del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è’ gestita da due comitati: quello direttivo che ha come presidente il prof. Antonio Oggiano, segretario generale il dott. Roberto Morese e membri del consiglio il dott. Giorgio Bruno Civello ed i direttori Angelo Anastasi, Bruno Carioti e Paolo Manzo; e quello artistico, presieduto dal direttore Cosimo Leonardo Colazzo e composto dai direttori Lea Pavarini, Maria Luisa Pacciani, Enrico Perigozzo e Gianpaolo Schiavo. L’obiettivo iniziale di questa associazione era quello di realizzare un percorso di alta formazione orchestrale per i giovani, selezionando i migliori strumentisti di tutti i Conservatori italiani per la costituenda ONC, con audizioni biennali per un organico di circa 60 elementi. I candidati devono essere presentati dai Conservatori di appartenenza, senza limiti per il numero di candidati di ogni Conservatorio. Ma, va subito detto, che non vi è un filtro iniziale, perchè i candidati sono segnalati direttamente dagli insegnanti , e l’Istituzione non li sottopone ad un esame interno o ad una prova di idoneità. In base alle domande pervenute, il MIUR predispone un piano di audizioni, davanti a commissioni composte da musicisti provenienti da diverse orchestre italiane. Il programma dell’audizione prevede l’esecuzione del primo tempo di un concerto o di un brano solistico a scelta del candidato (ma si ha la facoltà di presentare, in alternativa, un programma libero, della durata di circa 15’); lettura a prima vista e, infine, esecuzione di passi orchestrali scelti dalla commissione. A seguito del giudizio della commissione, vengono predisposte graduatorie comunicate ai Conservatori di provenienza dei candidati.

I diversi concerti cui l’ONC partecipa vengono gestiti , a rotazione, dai Conservatori i cui direttori sono soci fondatori dell’Associazione. Di volta in volta viene designato un responsabile - meglio sarebbe che i responsabili fossero più d’uno - cui sono demandati tutti gli oneri pratici: distribuzione parti, rimborsi, convocazioni, collocazioni Tutte le operazioni si svolgono nel minor tempo possibile, per ragioni di budget; spesso non ci sono sufficienti prove, a sezioni o con l’orchestra al completo; e, di conseguenza, nei pochi giorni di prova precedenti il concerto, si lavora praticamente da mattina a sera. Forse è solo per ragioni economiche che questa giovane istituzione non ha avuto la possibilità di centrare l’obiettivo prefissato di offrire una opportunità di lavoro in orchestra ai migliori giovani strumentisti dei nostri Conservatori Tutt’ora, dopo i primi quattro anni di attività, ascoltando l’ONC si ha impressione di essere di fronte a numerosi talenti, ma non ancora ad un’orchestra. Manca la continuità, l’affiatamento, la possibilità di lavorare bene insieme, manca una sede, e manca, soprattutto, una guida musicale stabile. L’Orchestra Nazionale dei Conservatori ha avuto la fortuna di lavorare solo con pochissimi direttori di nome ed esperienza, come Aprea o Bellugi.

Può un’attività sporadica, qual è stata finora quella dell’ONC, dare ai giovani l’esperienza orchestrale che si era loro promessa? Possono bastare, come è accaduto finora, pochi appuntamenti a formare un’orchestra degna di tale nome? Sulla bravura dei componenti l’orchestra non si discute; ma forse su tale bravura si punta anche troppo, come quando si eccede con programmi impegnativi. Si ha l’impressione che, anche per sopperire a carenze organizzative, si punti sull’unica cosa che brilla comunque di luce propria: la bravura dei singoli strumentisti.

E' evidente che c’è bisogno di molto di più per dare un seguito all’Orchestra. C’è bisogno di sforzi concreti da parte della dirigenza dell’orchestra per far sì che i concerti diventino appuntamenti regolari e più fitti; per offrire ai ragazzi la possibilità di lavorare insieme per un periodo non tanto breve, preparare un “prodotto” valido da offrire alle istituzioni musicali, in previsione di un numero più consistente di appuntamenti. C’è bisogno, sulla base dell’esperienza acquisita in questi quattro anni di attività, di un comitato di gestione più capace ed attivo. Anche sulla eccessiva turnazione occorre riflettere, per evitare di dover ogni volta cominciare da capo.

E’ necessario dotare l’Orchestra di una sede stabile, come anche e prima di tutto di una guida altrettanto stabile; e di favorire collaborazioni di eccellenti strumentisti . Questa sarebbe ‘alta formazione’, in grado di offrire all’ONC una vera e propria “scuola d’orchestra”, con conseguenti risultati musicali tangibili. E, quanto all’ alta formazione, fanno riflettere i dati sulla provenienza degli strumentisti che hanno fatto parte dell’organico dell’ONC, dalla sua costituzione ad oggi.

Nella prima formazione (2008) erano presenti studenti provenienti da 30 tra conservatori ed istituti musicali pareggiati (Alessandria, L’Aquila, Bologna, Campobasso, Cesena, Como, Cosenza, Cremona, Cuneo ,Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Livorno, Mantova, Matera, Messina, Monopoli, Novara, Parma, Pescara, Piacenza, Potenza, Sassari, Teramo, Torino, Trapani, Trento, Trieste ed Udine). Nell’ultima formazione ( 2012) i Conservatori di provenienza erano invece 36 (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Cesena, Como, Cosenza, Fermo, Ferrara, Firenze, Foggia, Frosinone, Lecce, Matera, Messina, Milano, Modena, Monopoli, Napoli, Novara, Parma, Perugia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Rovigo, Sassari, Trento, Trieste, Udine, Verona, Vibo Valentia e Vicenza). Su 75 istituzioni per l’istruzione musicale presenti sul territorio nazionale, succursali escluse, hanno partecipato negli anni all’ONC poco più di 40. C’è qualche grande assente fra i Conservatori italiani; ed alcuni compaiono di rado. Domandiamoci il perché anche di questo..@

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