martedì 24 luglio 2018

Complotto, congiura? No, stupidità ed inattendibilità. A proposito di 'Il viandante musicale' (Adelphi), raccolta postuma di scritti di Mario Bortolotto a cura di Jacopo Pellegrini e Roberto Colajanni

Non c'è studioso o lettore degli scritti di Mario Bortolotto che non si sia soffermato su un breve articolo pubblicato dal critico sul mensile Piano Time, negli ultimi mesi del 1990, dal titolo 'Quell'elefante leggerissimo', presente nella raccolta di scritti bortolottiani appena uscita presso Adelphi, a cura di Jacopo pellegrini e Roberto Colajanni.

Di quel pezzo  conosciamo tutta la storia per filo e per segno sia perchè all'epoca dirigevamo noi Piano Time, sia perché era stato dettato da una breve dichiarazione riguardante Bruno Maderna che noi personalmente, muniti di registratore, avevamo raccolto a margine di una conferenza stampa di Boulez, a Villa Medici.

Gli chiedemmo di Maderna, che lui aveva conosciuto e frequentato e lui ci rispose seccamente: poco o nulla da dire sul Maderna compositore, che andrebbe ridimensionato, - perchè  quel poco che c'è , è impossibile da decifrare,- meritoria invece la sua attività di maestro e operatore.
 Noi, virgolettandola, riproducemmo su Piano Time, senza firma, quella dichiarazione lapidaria in tutti i sensi.

Quando la lesse, Bortolotto ci chiamò al telefono per essere rassicurato che le parole riportate erano proprio e solo quelle di Boulez. Quando gli demmo conferma, ci manifestò la sua meraviglia, facendoci notare che in poche parole Boulez aveva fatto un ritratto del musicista Maderna preciso anche se impietoso, e ci informò di voler dedicare a quel trafiletto la sua rubrica mensile sulla rivista. Cosa che poi fece.

Naturalmente non piacque a tutti coloro che avevano messo Maderna sull'altare dei grandi compositori ( No, aveva detto Boulez, il compositore Maderna non esiste). L'articolo di Bortolotto, scritto con grande convinzione al punto che anni dopo lo ripubblicò sul Foglio quotidiano, risultò indigesto per i troppo numerosi maderniani, che negli studi successivi mai lo citarono ( si vedano i volumi curati da Baroni: di quell'articolo non v 'è traccia neanche nella bibliografia. Quando si dice la moralità dello studioso!). Fine.

Nella prima raccolta postuma di scritti di Mario Bortolotto, appena uscita presso Adelphi, quell'articolo si fa leggere ancora per acutezza e brillantezza.  Ma... i curatori della raccolta  non brillano per l'accuratezza che si richiede ai ricercatori e perciò neanche per  la professionalità degli studiosi. Ci riferiamo in special modo a Jacoppo Pellegrini che, come curatore e raccoglitore di scritti altrui è diventato, con altri diversi sodali, uno specialista.  A Pellegrini, anche perchè ha frequentato Bortolotto, assieme ad un gruppetto di  altri ex giovani fedelissimi  ferequentatori del critico,  sia nelle sale da concerto o nei teatri, che altrove: ci viene in mente il nome di Guido Zaccagnini.

Pellegrini, da Piano Time, negli anni della nostra direzione (1983, aprile -1990,marzo) ha ripreso solo quel pezzo maderniano e nient'altro, mentre qualche altro pezzetto ('etto', per dimensioni) evidentemente suggeritogli dallo Zaccagnini, ha preso dalla stessa rivista negli anni, pochissimi, in cui prestamente rovinò, dopo che ne abbandonammo la direzione.

Ora noi a mente non ricordiamo tutti gli scritti di Bortolotto per il 'nostro' Piano Time,  e non possiamo compiere opera di ricerca (come andrebbe fatta e avrebbero dovuto fare Pellegrini e Colajanni, e non l'hanno  fatta) perché non disponiamo più della collezione completa della rivista,  essendoci volontariamente privati, negli ultimi mesi, di alcuni introvabili numeri, per completare la collezione presso la Bibliomediateca del'Accademia di Santa Cecilia, dove speriamo sia ancora al suo posto per la consultazione, e dove i valenti curatori avrebbero potuto sfogliare.

(Non ne siamo certi per la ragione che alcune copie della nostra ultima rivista Music@, che abbiamo ugualmente e per la medesima ragione regalato alla biblioteca dell'Accademia non sono mai stati catalogati e messi negli appositi scaffali, perché in essi si leggeva qualcosa contro l'attuale sovrintendente Dall'Ongaro, e la fedelissima bibliotecaria, Annalisa Bini, studiosa di rango - ma più 'amica' di Dall'Ongaro' che della corretta ricerca - ha pensato bene di non esporre per non disturbare il suo padrone). Perdonate la digressione!

 Tornando agli scritti di Bortolotto, con nostra somma sorpresa ci siamo accorti che nella raccolta ne mancano  molti altri apparsi su Piano Time, dei quali però al momento non abbiamo memoria. Mentre di due su tutti abbiamo memoria chiarissima, anche perchè veri e propri saggi. Il primo su Pierre Boulez interprete (lo ricordiamo anche perché facemmo arrivare a  Bortolotto l'intera raccolta discografia di Boulez) ed un secondo su Richard Strauss: una recensione allargata della monografia  sul musicista scritta da Quirino Principe il quale, si risentì per quella recensione troppo cattiva, inutilmente cattiva ed ebbe a dircelo, manifestando il suo fastidio (Quirino Principe era uno degli altri illustri e più assidui collaboratori di Piano Time).

Noi possiamo parlare solo di Piano Time, ma se tanto ci dà tanto ( come si usa dire), in chissà quali e quante altre vistose, colpevoli omissioni  sono incorsi i due inaffidabili curatori. E non vogliamo neppure prendere in considerazione anche altre raccolte curate da Pellegrini, una in particolare dedicata alla Callas, in coppia con Aversano. Anche lì i due hanno omesso i molti articoli e saggi, tutti autorevoli, pubblicati sulla grande interprete  negli anni della nostra direzione di Piano Time?

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