mercoledì 18 aprile 2018

Due ferraresi: Dario e Vittorio, su fronti opposti

La storia di questi due ferraresi doc, Francechini e Sgarbi, si concluderà  felicemente come fu già per un'altra coppia di loro concittadine,  incantevoli fanciulle dai nomi soavi: Dorabella e Fiordiligi, alla cui vicenda sentimentale pare si ispirasse  Da Ponte per il libretto del Così fan tutte messo in musica da Mozart?

Per l'attuale coppia di ferraresi  doc  non si tratta d'amore, ma di affari e di diritto, più di affari che di diritto.  Dario comanda dal Collegio romano, Vittorio contesta  da qualunque pulpito sul quale gli capiti di salire. E l'oggetto della contesa è lo sbarco di stranieri in Italia. Niente a che vedere con i due albanesi - finti- che misero alla prova la fedeltà delle soavi fanciulle quella volta.

 E oggi, proprio oggi, il plenum del Consiglio di Stato - porto dove i potenti fanno approdare tanti naufraghi della politica,  per compensarli dei passati servigi - dovrà decidere se  candidati stranieri possono ambire a dirigere in Italia istituzioni culturali: nel  caso specifico i Musei, ma la decisione del Consiglio di Stato potrebbe in futuro riguardare anche  altri settori.
Il Consiglio di Stato deve  decidere se  incarichi apicali - ma la direzione di Musei e sovrintendente possono intendersi tali? - possono essere affidati a cittadini stranieri. Meriti e competenze a parte, sebbene meriti e curriculum siano state ragioni per rivolgersi, da parte di  aspiranti esclusi, ai vari Tar e poi al Consiglio di Stato per il Ministero.

 Franceschini, il Dario della coppia, dice di sì, anche perché ha voluto a capo di dette istituzioni  professionisti stranieri, a seguito di  selezione - per molti non accurata e neanche esente da irregolarità; Sgarbi, il Vittorio non ancora vittorioso su Dario, afferma di no. E sostiene: potremmo mai accettare che a capo della polizia in Italia ci sia uno straniero, che a capo del governo altrettanto, o come ambasciatore del nostro paese uno straniero, magari del paese nel quale il nostro rappresentante diplomatico va ad accreditarsi? Certo che no, viene da dire su due piedi. Poi però... che problema ci sarebbe se uno straniero di grande nome e professionalità venisse a dirigere una grande istituzioni italiana?  Nel campo della musica è già accaduto, alla Scala, con Lissner e Pereira: come del resto anche il contrario: Bogianckino che diresse l'Opéra di Parigi.

 Il Vittorio, ma anche alcuni professionisti italiani  che si ritennero sottostimati dalla selezione di Franceschini. muovono anche un'altra obbiezione: e cioè che, a pari merito, furono in taluni casi preferiti professionisti stranieri a italiani . E questo farebbe parte di un costume contro cui noi  strenuamente ci battiamo da anni, denunciando la presenza massiccia, in taluni casi quasi esclusiva di artisti stranieri, in cartelloni  di nostre prestigiose istituzioni musicali, finanziate con denaro pubblico, a parità di merito e valore (Ma questa è questione diversa da quella su cui si attende la pronuncia del Consiglio di Stato).

 Giò sta qui il problema, e non serve tirare in ballo il fatto che l'arrivo di professionisti stranieri porterebbe nuova linfa e nuove idee nella gestione delle nostre istituzioni culturali come va sostenendo il Dario contestato. Perchè nuova linfa e nuove idee non sono appannaggio degli stranieri, basterebbe dare a tutti i dirigenti di tali istituzioni più autonomia decisionale, come Franceschini ha fatto, e vedere poi i risultati.  Naturalmente senza voler trasformare  Musei  e siti archeologici in macchine per soldi o location - perdonateci questa bestemmia linguistica - per matrimoni e feste  aziendali. O addirittura - sacrilegio! - per ospitarvi scalmanati e buzzurri  nostrani o piovuti in Italia in occasione di manifestazioni sportive, come ora si prospetta a Roma, per Piazza del Popolo, da parte di quella giunta di incompetenti e privi di cultura capitana da Raggi e dal suo fedele scudiero Bergamo.

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