giovedì 22 marzo 2018

Nessuna indulgenza verso Paolo Romani. E' incandidabile alla presidenza del Senato

E' incandidabile. Ne siamo cionvinti ma non per far piacere  ai Cinquestelle di Di Maio. Paolo Romani è  incandidabile perché ci è già cascato una volta nel peculato - nonostante la modica quantità - e nelle false dichiarazioni. Ed anche perchè è un ex dipendente dell'ex capo di Forza Italia - 'ex' perché ormai al tramonto definitivo - anch'egli  destinatario di una condanna definitiva, per un reato ancora più grave, ed anche per altre condannucce, non certo del tutto irrilevanti. E da lui potrebbe anche prendere ordini  da Presidente eletto del Senato.

 Nei giorni scorsi ci siamo indignati, noi moltissimo,  una prima volta, leggendo dell'ex presidente del Senato, Schifani, che con la dotazione  riservata a tutti gli ex Presidenti delle Camere - una dotazione che è un furto legale: 17.000 Euro mensili! - aveva beneficiato , attraverso consulenze, la fidanzata di suo figlio e la di lei madre.

 Ed una seconda volta quando abbiamo letto del giudice della Consulta,  NicolòZanon, accusato di aver fatto usare la macchina di servizio a sua moglie per scopi che 'di servizio' non erano, chiedendone le dimissioni. Respinte solo perchè per il principio secondo cui "simile non mangia simile" gli altri giudici della Consulta le hanno respinte, assicurandosi, anticipatamente, la solidarietà di tutti gli altri, nel caso in cui in futuro dovessero incappare nella stessa 'leggerezza' - leggerezza un corno! - del collega.

E Paolo Romani  -candidato da Berlusca alla presidenza del Senato, con l'avallo di Salvini che ha ottenuto in cambio la candidatura di Fedriga alla presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia, e il diritto a guidare nelle consultazioni tutto il Centrodestra all'interno del quale ha ricevuto la migliore affermazione alle recenti Politiche - che ha fatto di così grave per essere incandidabile agli occhi di molti?

 Se ci siamo indignati per Schifani e Zanon non possiamo non indignarci con Romani per il caso per cui è stato già condannato in definitiva 'per peculato' dalla Cassazione, per fatti che risalgono agli anni 2011-12. Quando aveva tre o quattro incarichi pubblici contemporaneamente - come fossero bruscolini! -  a seguito dei quali gli era stato fornito un telefonino di servizio. Che Lui ha  dato in dotazione ed uso effettivi a sua figlia, la quale se ne è servita anche durante una sua permanenza negli USA. E che quando è stato smarrito dalla figlia, lui è andato a denunciarne lo smarrimento, ma poi avendone ricevuto un secondo con nuova sim e  medesimo numero, ha nuovamente dato alla figlia,  la quale ha fatto arrivare una bolletta assai vicina ai 13.000 Euro in poco più di un anno di uso indebito. Accusato di peculato s'è scusato dicendo che, essendo troppo indaffarato, non poteva occuparsi della fine del suo telefonino, e che la figlia glielo avrebbe in qualche modo sottratto' - a sua insaputa. una storia vecchia che si ripete! - una prima, ed una seconda dopo lo smarrimento. Il papà vittima  del furto 'famigliare' ha naturalmente pagato il conto salato, non vergognandosi di dire una bugia alla quale nessuno ha creduto.

Ora  se di  Schifani e Zanon diciamo che non meritano di occupare la poltrona che occupano od hanno occupato, al punto da chiederne le dimissioni, nel caso di Zanon,  sapendo già del peccatore Romani e del suo peccato,  perchè dobbiamo chiudere gli occhi e giurare  con la mano sul fuoco - che speriamo sia quasi spento - che non  sbaglierà  ancora? Ma se lo ha già fatto, non possiamo accordargli il credito che la presidenza del Senato esige. Si tratta della seconda carica dello Stato, secondo solo a Mattarella, dunque abbastanza influente in molte circostanze e passaggi delicati della vita repubblicana. 

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