mercoledì 22 novembre 2017

Spigolature giornalistiche, senza indovinello

 L'indovinello su questo blog non funziona, non genera curiosità e non spinge, di conseguenza, i lettori abituali ed informati,  ad indovinare. Perciò  saltiamo l'indovinello e lasciano nel mistero quanti, invece,  erano curiosi di sapere chi fosse il bugiardello, che era poi lo stesso per il quale nientemeno che Barenboim invocava misercordia.

 La Repubblica ha una nuova veste. Nuova davvero con quel carattere di nome 'eugenio', come il suo fondatore patriarca. La veste è nuova ed anche bella. Ma noi diffidiamo di tutti quelli che si mettono vestiti nuovi conservando magagne o difetti vecchi. Semplicemente li celano. Lo abbiamo spesso notato anche in tv. La prima cosa che fanno i nuovi direttori dei Tg è cambiare sigla, studio, grafica. Ma poi i tg restano gli stessi, con i soliti indigesti pastoni, le solite rassegne di politici di tutti i colori, nessuno escluso. Mai che ci fanno vedere, salvo casi che gridano vendetta,  le aule parlamentari vuote quando si discute di temi  che riguardano i cittadini, mai che esprimono giudizi sacrosanti e non opinabili su fatti e persone che lo meritano. Insomma il nulla vestito bene.
Per il quotidiano romano staremo a vedere. Così come si presenta a prima vista ci piace. Anche se non condividiamo quell'espressione, troppo di moda, con la quale  si spiega ai lettori un argomento, subito dopo trattato a lungo: Di che cosa stiamo parlando.
 Quanto a Repubblica dobbiamo annotare  ancora una migrazione verso la Rai, quella di Ezio Mauro, a Rai Tre, dopo Rai Cultura, come non ve ne fossero già abbastanza di giornalisti del quotidiano in Rai, da Giannini a Verdelli a Merlo, ora tornati all'ovile  di via Cristoforo Colombo, da Augias a Conchita, al responsabile della disfatta della redazione sportiva Romagnoli ecc...
 Si dice che i vertici di Repubblica e Rai, per ragioni di risparmio (  si ridurrebbero spazi, spostamenti, carburante, stress) stiano pensando di unificare redazioni o sezioni delle medesime.

Intanto la Rai continua a perdere altri pezzi migliori della sua collezione storica di argenteria ( dopo Giletti, Gabanelli) a tutto vantaggio di Cairo che deve guarnire la sua rete, La 7, e può comprare l'argenteria senza svenarsi. Mentre  si tiene strette le sorelline Gori che firmano la disfatta domenicale della rete ammiraglia. Insomma la Rai perde  le star che le avevano fatto fare ascolti lusinghieri e si tiene le schiappe che  le stanno lentamente  facendo perdere pubblico. Colpa delle sorelline, colpa della redazione, colpa di ambedue, colpa di un programma inesistente... l'unica certezza è che il nuovo direttore di Rai 1 è nei guai. Mentre Orfeo può vantarsi solo presso i potenti di turno, mentre il pubblico l'ha già bocciato, di aver 'normalizzato' la Rai in vista delle prossime politiche.

La scelta di Amsterdam, contro Milano, per la prossima sede dell'Agenzia europea del farmaco, in uscita da Londra, non è frutto del solo destino che si è manifestato per la scelta definitiva  con un buffo sorteggio. E' colpa, ed anche grave, dei nostri rappresentanti  al Parlamento Europeo e del  nostro governo che non ha saputo sostenere a sufficienza la candidatura di Milano che sicuramente ha più numeri di Amsterdam. Queste scelte si fanno attraverso un complesso e delicato lavoro diplomatico e politico, non si può arrivare al giorno della scelta sapendo che uno o due voti possono cambiare l'esito finale. Se Milano aveva, più di altre città - di tutte le altre - le migliori chances e queste non le sono valse per essere scelta  diamo la colpa ai colpevoli; il destino, e il caso  vengono dopo. Come si spiegano i nostri governanti e i loro emissari a Bruxelles, a cominciare da Gozi , a Padoan, ma ci metteremmo dentro anche Tajani e la Mogherini, che Spagna e Germania non hanno votato per Milano?

 Senza commento
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