venerdì 14 luglio 2017

Anche alla Scala vale il detto: L'ABITO NON FA IL MONACO. Però...

Una intera pagina, ieri, su 'Repubblica', per discutere di un tema, in apparenza irrilevante, ma che irrilevante non è.

Come ci si deve vestire per andare a teatro? Esiste una regola?  La regola vale per tutti i teatri del mondo? E tolte le 'prime' - come alla Scala per il sant'Ambrogio, quando se si dovesse ragionare sulla base della carne scoperta, in altre occasioni guardata con sospetto, saremmo al massimo dello scoperto, senza distinzione fra carni  ben sode e carni flaccide, senza vergogna per queste ultime - c'è un  criterio in base al quale giudicare quanto 'di scoperto' si può tollerare, ammesso che a far scandalo ed offesa al galateo sia la carne scoperta (busto, gambe, spalle; canotte, vestiti con spacchi vertiginosi, minigonne inguinali)?

Un criterio unico e valido per tutti ed ovunque non c'è.
 In una teatro all'aperto, come a Bregenz, d'estate - ad esempio - si potrebbe arrivare anche in tenuta da spiaggia, ma lì non ci si arriva mai in tenuta da spiaggia, sia perché il pubblico, specie quello austriaco e delle nazioni più vicine, si veste da prima comunione, sia perché la sera tardi, sul lago, c'è umidità ed anche freddo, dunque serve coprirsi e portarsi anche qualche copertina leggera- cosa che fanno anche quelli vestiti da 'prima comunione'.

Se si va al Festival di Salisburgo, è  impossibile trovare fra il pubblico chi si presenta con un vestito non acconcio al luogo frequentato dalla grande mondanità internazionale. E, infatti, prima ancora che cominci lo spettacolo d'opera o il concerto, c'è un 'avanti spettacolo', quello delle signore e dei loro accompagnatori che fanno sfoggio delle loro mises, anche tipiche.

 Nei teatri italiani come anche presso le grandi istituzioni concertistiche - e in Italia ne abbiamo frequentate molte - il pubblico è generalmente ben vestito; ed in alcuni teatri - Firenze - ci sembrava che ogni sera per qualunque concerto o opera, anche fuori dalle 'prime', ci fosse una passerella di signore eleganti.
Naturalmente non è necessario che ci si vesta da gran sera, si può essere vestiti bene anche vestiti normalmente, che vuol dire pantaloni  o gonna, camicia o polo, giacca o giubbottino.

Una decina di anni fa, o forse più, restammo colpiti, una sera a San Pietroburgo, nel Mariinsky - il vecchio teatro, ora sostituito dal lussuoso nuovo teatro ed auditorium. La gente, tutta , senza distinzione, era vestita normalmente, come la si sarebbe potuta incontrare in ufficio o altrove al lavoro: nessun lusso ma neanche nessun disdicevole accessorio: semplicità.

 Pensiamo, appunto, che una bella semplicità sia la regola base da osservare quando si va  in  giro, in ufficio, a teatro ecc...

Evidentemente alla Scala questa regola potrebbe essere stata trasgredita. E noi pensiamo soprattutto dagli stranieri che, pur nutrendo venerazione per il grande storico teatro, non pensano evidentemente che vi sia un abito acconcio per entrarvi.

 Ora chi sostiene che alla Sala si debba poter entrare con qualunque abito, vogliamo appena ricordare che, ad esempio, se uno è in spiaggia, in costume da bagno, e vuole recarsi al bar dello stabilimento balneare, dappertutto in Italia,  i cartelli avvertono che ci si deve mettere sopra una polo, un pareo, e che in due pezzi o in costume non si può andare al bar.  Se allora anche in spiaggia si pretende un vestito adeguato per allontanarsi dall'ombrellone, perché non deve pretendersi anche alla Scala?

Pretenderlo non è mancare di democrazia, semplicemente invitare a tenere in ogni luogo un comportamento - non limitato al solo vestiario - non disdicevole ( i giornali hanno scritto di qualcuno che nel loggione ha aperto uno di quei sacchetti con cena al sacco ed ha cominciato a sgranocchiare patatine, ad addentare panini.

Questo non deve essere consentito, semmai ci sono gli intervalli, quando si può lasciare il proprio posto, di qualunque ordine, e recarsi fuori o nel foyer o al bar per bere o consumare qualcosa.

Quanto poi a coloro che pretendono di recarsi a teatro  in pantaloncini, canotta e sandali infradito, noi vorremmo chiedere la cortesia di rinunciarvi, di tornare in albergo o a casa,  per cambiarsi d'abito ma anche  per darsi una bella lavata, magari con qualche spruzzo di colonia che non  guasta, e poi recarsi a teatro, per non creare disturbi anche olfattivi, oltre che visivi, ai vicini- come quella mise balneare potrebbe far temere. Perché va  insegnato e preteso da tutti, anche fuori dei teatri,  ed anche a quelli  normalmente vestiti, che una bella insaponata non fa male. Anzi.

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