giovedì 15 giugno 2017

Un mondo di matti, da Bob Dylan alla Raggi, alla coppia Barbareschi-Fedeli, al ministro Franceschini

Sembrava la trovata di un menestrello atipico quella di Bob Dylan che, inviando la sua lectio al Nobel, senza la quale avrebbe dovuto lasciare in Svezia il  milione circa di dollari del premio - incautamente e senza ragione attribuitogli da giudici incapaci di stare al passo e perciò impegnati con tutte le forze a sembrare almeno 'modernizzati ' - ha dato da leggere un testo che per buona parte attingeva a Melville, proprio come uno scolaretto che non sapendo cosa scrivere nel tema, ricorre a citazioni su citazioni. Il guaio per Dylan è che quelle citazioni non le ha tratte dall'originale capolavoro, ma da un testo, alla mercé di tutti, che di quel capolavoro  non è che l'edizione 'tascabile', 'per tutti', trascritto 'a senso', insomma un modesto 'bignami'. Ed ancora una volta ha sbattuto in faccia  ai parrucconi svedesi che lui del premio se ne fotterebbe, se non fosse  per i soldi, e che è anche un bell'ignorantello che non si è premurato neppure di farsi guardare il testo da uno che Melville lo ha letto di recente, e non come lui che lo  ha letto quando aveva i pantaloncini corti, e sui banchi di scuola. E poi mai più.
Sappiamo di ministri che scoperti a copiare si sono dimessi, come anche di altri, in questo caso ministre, che colte sul fatto, non hanno fatto una piega e sono rimaste al loro posto. Dylan no; anche questa volta  il menestrello  ci ha sorpresi con la sua goffa stupidità.

La lunga storia del nuovo stadio della Roma sembra giunta alle pagine finali.  Scritte secondo alcuni ben informati, dopo la minaccia di Pallotta di tornarsene con i suoi soldi in America, mollando la Roma, e per il timore di vedere gli scalmanati romanisti  sotto il Campidoglio con i forconi. La Raggi ha finalmente capito che questa volta non poteva più continuare con il tira e molla e che la decisione che andava presa era una sola: fare lo stadio della Roma. Il progetto è stato ridiscusso, le cubature ridotte,  ma solo per far vedere che lei ha polso e che non si piega facilmente a diktat altrui anche quando in ballo ci sono investimenti milionari e centinaia  di nuovi posti di lavoro.
 E dello stadio  dell'ippodromo, di Lafuente che ne sarà? Prosperetti, il tutore ministeriale dei nostri beni architettonici e storici, ha detto che si poteva abbattere... e chissenefrega. Anche il Consiglio comunale aveva sposato la stessa tesi, togliendo al manufatto il vincolo 'storico', ma poi ecco la soluzione Raggi. Quel manufatto assai mal messo lo abbattiamo, tanto sarebbe crollato da solo.
Ma noi lo vogliamo ugualmente, ed allora sarà ricostruito in altro sito non distante da quello in cui si trova ora, e così la Roma avrà più spazio per costruire il suo nuovo stadio, e i cultori dell'architettura contemporanea riavranno quel manufatto di Lafuente, per il quale si sono spesi in tanti, ricostruito qualche centinaio di metri più in là. Perchè  sia  la Raggi e Prosperetti tengono molto all'edificio di Lafuente, e per dimostralo hanno già annunciato che ospiterà un museo fantasmagorico: Il mondo alla rovescia!


A proposito di beni architettonici da salvare, benchè non propriamente  storici, c'è anche il caso del Cinema America a Roma, per il quale il ministero di Franceschini, sulla spinta del movimento dei cittadini, s'era impegnato a presentare richiesta ufficiale al Consiglio di Stato, per vincolarlo onde evitare che venisse mutata la sua destinazione, trasformandolo, ad esempio, in  un supermercato, in un garage o  nella casa del diavolo.  Franceschini ha presentato la richiesta, come promesso, ma evidentemente senza troppo impegno, tanto che oggi il Consiglio di Stato gli ha detto:  caro ministro rifaccia la richiesta perché così come l'ha presentata non ha nessun elemento che giustifichi il suo vincolo 'storico' e dunque gliela bocciamo. Capito Franceschini? Ritorni a settembre,   ma questa volta svolga bene il compitino. Possibile che nell'affollato ministero con c'è persona che sappia presentare una richiesta in maniera che venga esaudita?

 E, infine, la sponda esilarante fra Barbareschi e Fedeli, la ministra dell'Istruzione del governo in
carica, quello stesso governo che non era d'accordo con  la concessione degli 8 milioni di Euro di finanziamento, a fondo perduto ( trattandosi di un teatro privato, sebbene di interesse storico) al Teatro Eliseo. Oggi Barbareschi ha presentato la nuova stagione bella ricca, alla presenza di Fedeli che ha applaudito il direttore del teatro, lodando la sua capacità di interagire con il mondo della scuola, e dunque con il suo dicastero. Il Gabinetto Gentiloni, i ministri Padoan e  Franceschini su tutti non erano d'accordo per la concessione di tale insolito finanziamento, Fedeli invece sì.  E Barbareschi in cambio s'è impegnato a far aumentare il FUS, che anche decuplicato sarebbe sempre solo una goccia nel bilancio dello Stato.  E perciò si può fare. Ma a chi si rivolgerà per ottenere questo secondo miracolo? A Gentiloni, Padoan, Franceschini? No, a Fedeli.

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