venerdì 2 giugno 2017

All'Istituto musicale Bellini di Catania hanno rubato e vanno in galera, in Parlamento guai a chi tocca stipendi e vitalizi dei Parlamentari. Soldi, a detta di molti, RUBATI

La notizia è di quelle che fanno scalpore ed arriva come un fulmine sull'Istituto musicale catanese che si apprestava a diventare 'Conservatorio' statale, quasi al termine del percorso giuridico previsto, mentre ora gravava sulle spalle di Comune e Provincia. L'Istituto, intitolato al grande suo figlio, Vincenzo Bellini, vanta un considerevole numero di studenti (7-800) e di corsi ( una quarantina) e, di conseguenza, anche un adeguato apporto finanziario, fra fondi europei comunali e provinciali. Dai quali sono potuti sparire 14 milioni - una cifra! - nel corso di qualche anno. Fondi destinati ovviamente all'attività didattica e di ricerca, e forse anche produttiva, in campo musicale, finiti invece per acquisti di gioielli, vacanze ed altra schifezze. Sono finiti indagati, in galera pochi,e la gran parte ai domiciliari, oltre una ventina di persone, che avrebbero gestito lo sporco traffico. La Finanza ha fatto la numerosa retata, mettendo dentro pesci grandi e piccoli del mega furto.

Abbiamo letto i giornali siciliani questi giorni, sull'argomento del mega furto al 'Bellini' di Catania ( non all'omonimo teatro, retto di Roberto Grossi, ma all'Istituto musicale) ed anche quelli nazionali, sui quali, sebbene con poco risalto, si dava notizia dell'avvenuta retata. Non ci sembra che i giornali  abbiano riportato una qualche presa di posizione del sindaco  Enzo Bianco, come anche noi si aspettavamo, dipendendo la gestione e l'esistenza stessa dell'Istituto Bellini, principalmente, dai soldi che escono dalle casse comunali. Ma forse ci è sfuggito!

A Catania chi ha rubato, come sembra aver accertato la magistratura e la Finanza, va in galera.
E che succede nel resto d'Italia, qaundo si scopre che esistono tanti altri furti, quasi legali? Perchè non si riesce a colpirli e condannarli con altrettanta severità? Come ad esempio i compensi ed i vitalizi di cui godono - più furto di quelli! - parlamentari e senatori?

Ormai lo dicono tutti che si tratta di un furto alla nazione, perpetrato legalmente dagli stessi parlamentari; e tutti aggiungono che è ora di  fermarlo, anzi  di punirlo, cancellandolo. Come?

Qualcuno, non in tempo di elezioni, dice che vuole cancellarli del tutto: vitalizi, passati presenti e futuri, e abbassare di molto i compensi dei parlamentari in attività. Ma questo è ovvio che non accadrà mai, se a deciderlo devono essere gli stessi parlamentari, di cui tutti conosciamo ed apprezziamo la grande statura pubblica e morale. Del resto, quando si arriva a pochi  mesi dallo scatto automatico del vitalizio, seppure al compimento dei 65 anni, le due Camere entrano in fibrillazione e fanno vedere che vogliono comunque lavorare, perchè a quel privilegio - furto -  dopo neanche un'intera legislatura, non intendono rinunciare, costi quel che costi. Perfino lavorando, per una volta durante la legislatura, ventiquattr'ore su ventiquattro.

Nelle passate settimane sembrava che la questione potesse avere una svolta positiva. Per una proposta del parlamentare PD  Matteo Richetti, il quale aveva fatto accettare, in Commissione - ora si aspettava che la su proposta venisse discussa,  che i vitalizi in essere e futuri venissero tutti ricalcolati con il sistema CONTRIBUTIVO ed adeguati ad esso. Finalmente, così si metteva fine ad un altro dei tanti furti, legali, in Italia.

 E, invece, anche questa volta  il Parlamento ha dato buca! Non si può perdere tempo con queste quisquilie, quando è, più urgente, la discussione sulla legge elettorale che, se portata per le lunghe,  arriva alla fatidica data del 14 settembre quando scatta il vitalizio per i parlamentari alla prima legislatura, che sono quasi 600 di nuovi ladroni, per l'eternità!  E...in culo a tutti! Anche questa volta, nulla di fatto, e  ladroni in libertà.

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