giovedì 25 maggio 2017

Rai e tetto ai compensi. Artisti o giornalisti? Artisti! Se, invece, giornalisti? Rai addio!

Un dubbio, di sapore amletico, tormenta da settimane  e forse mesi, molti volti noti della tv di Stato, la Rai; quelli delle altre emittenti televisive ne sono esenti - e  forse per questo i loro ventri sembrano in questi ultimi tempi allargati per accogliere tutti, ma alle loro condizioni.

Il dubbio è se sono 'artisti', 'persone di spettacolo' (showman) o 'giornalisti'. Se lo chiedono i diretti interessati, non altri in loro vece. Il dubbio non s'arrende di fronte al sesso, anche se trattandosi di dubbio 'amletico' affligge in prevalenza i maschi della tv.

Perchè questa crisi di identità, non ad inizio di carriera, ma a carriera avviata da tempo e, per qualcuno, forse verso la conclusione? Perchè dallo scioglimento di tale dubbio dipende il loro futuro.
Il futuro economico degli stessi e la loro stessa permanenza in Rai, dove hanno sempre detto di sentirsi come nel ventre 'materno'; tutti, parlando della Rai, l'hanno sempre chiamata 'mamma Rai', espressione che nessuno ha mai usato per Mediaset, tanto per fare l'esempio della emittente televisiva italiana in più aperta competizione con la Rai non fosse che per 'i numeri', meno per il profilo dei programmi. Ora minacciano di uscire da quel ventre protettore se  dovessero cambiare le condizioni della loro permanenza, condizioni che hanno a che fare con la loro identità professionale che, a detta degli stessi fuoriuscendi, verrebbe minacciata.

Non è cosa da poco, anche se, poveri, si sono attirati critiche feroci e pesanti ironie da più parti. Loro giustamente si domandano - e il dubbio tormenta anche i loro sonni - se sono persone di spettacolo o giornalisti.

A fasi alterne e ad alterne persone, se uno definisce showman qualcuno, lui pronto ribatte: prego, giornalista, il contrario non si dà. Ma allora perché molti di loro vogliono essere considerati ad ogni costo - in verità il costo, eventualmente da pagare sarebbe alto, molto alto - persone di spettacolo, accampando perfino il fatto che la Rai  e loro medesimi, in percentuali stabiliti per legge, pagano  annualmente contributi all'ENPALS- Ente naz. prev. e ass. lavoratori spettacolo - e non all'INPGI- che  è invece per i giornalisti, dal cui albo dovrebbero di conseguenza essere stati cassati, ma non lo sono perchè esercitano  ancora tale professione fuori della Rai e, sotto sotto, anche dentro?

Da tempo gli amletici lavoratori dello spettacolo  in forze alla Rai mandano segnali, avvisi ed anche minacce a mamma Rai. Se non vuoi più considerarci lavoratori dello spettacolo (niente da spartire con tanti loro colleghi il cui lavoro appartiene alla categorie degli 'intermittenti', oberati ed ossessionati da ben altri dubbi), ma pretendi che torniamo ad essere giornalisti, allora noi ce ne andiamo. Perchè la Rai  fa finta di non accorgersi che abbiamo cambiato mestiere, sembrano dire? Ne va di mezzo la nostra, identità. Non sappiamo più  chi siamo  e cosa facciamo.

Ma se la Rai toglie quel vincolo che pone un tetto ai compensi delle sue star, la protesta rientra, il dubbio amletico si scioglie - showman o giornalisti chi se ne fotte, se c'è la pagnotta - e tutti riprendono a dichiarare che come si sta nel ventre di mamma Rai, in nessun altro ventre.

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