domenica 21 maggio 2017

Il Palatino brucia. Per il fuoco di polemiche sul musical 'DIVO NERONE'

Va a fuoco una seconda volta il colle più famoso della storia,  il Palatino, - una terrazza sul Colosseo e l 'Arco di Costantino - ed ancora un volta per colpa di Nerone. Per fortuna che questa volta  è un fuoco di polemiche, per il musical 'Divo Nerone', del quale si sa da tempo - da almeno due anni -  e che vede riuniti, nell'impresa, una manciata di premi oscar: scenografo, costumista, musicista.
Doveva realizzarsi già nel 2016, il sito prescelto per le rappresentazioni estive - durata da giugno  a settembre - sin da allora era il Colle Palatino. E chi si scandalizza oggi, solo oggi, vuol dire che non capisce di cosa parla. Poteva un musical, dedicato all'imperatore incendiario, fatto nel Foro romano, restringersi in un palcoscenico da filodrammatica, con quattro luci e pochi stracci?  Certo che no.

Dunque se ci si doveva scandalizzare e protestare occorreva farlo prima, e se non si era all'altezza di capire che cosa stavano progettando, si poteva chiedere nelle sovrintendenze che avevano autorizzato l'operazione, di vedere i progetti dell'installazione. Ora non più, troppo tardi, il palco è bello che montato e gli organizzatori assicurano che la struttura metallica sarà ricoperta, quasi mimetizzata, non certamente col verde, per cui l'impatto dovrebbe apparire - almeno apparire - meno invasivo di quanto non appaia oggi. E poi  sono in corso le prove per il debutto fissato per il 7 giugno (prima era stato previsto il 1 giugno, ma la concomitanza con la festa della Repubblicia e la solita sfilata ha fatto procrastinare la data di inizio).

Lo Stato, attraverso l'amministrazione che gestisce i Fori ed il Palatino ( adesso, dopo l'ennesimo pasticcio di Franceschini con la sovrintendenza speciale 'Colosseo ecc..), riceverà 250.000 Euro, una  tantum, e in più il 3% sul costo dei biglietti venduti ( quasi tre mesi di spettacoli, e con una platea che si anticipa avrà la capienza di 3000 posti, potrebbero far arrivare nella casse della sovrintendenza altri bei soldini da destinare alla manutenzione dei Fori che sono sempre bisognosi di restauri, recuperi ecc...)
Adesso Nerone deve nuovamente salire sul Palatino e cantare,  accompagnandosi con la cetra, le musiche che Bacalov ha scritto per lui. Mentre Roma brucia, per l'insipienza e l'incapacità della sindaca Raggi. Come si vede, oggi per mandare a fuco una intera città non servono più imperatori, basta una sindachetta.

Alla prossima richiesta di utilizzare luoghi sacri della storia, più sacri di un tempio cristiano, per organizzarvi od ospitarvi manifestazioni di vario genere, Franceschini ed i suoi dirigenti, visto il fuoco di polemiche, ci penseranno su due volte.

Del resto non è che negli anni passati a questi monumenti sacri  non sia stata mai recata offesa.
Forse che quell' osceno concerto per il Giubileo, che in realtà era solo una passerella costruita da un ricchissimo 'pirata' malese per farvi sfilare la sua signora, cantante, in cerca di scritture operistiche, non era uno schiaffo ai Fori romani? E si è lamentato qualcuno?
 E l'esibizione del Beatle,  Paul Mc Cartney, al Colosseo, cos'era? e quella Messa fatta eseguire, nel Coosseo, al tempo del Giubileo del Duemila , o giù di lì, scritta da un compositore, non certo di prima fascia come Franco Mannino, cosa era? A causa della loro scarsa qualità, vere e proprie offese a quei luoghi - lo ripetiamo- sacri!
 Mentre non lo era affatto quella memorabile proiezione, molti anni fa, del film restaurato di Abel Gance, Napoleon,  sulla strada che porta al Colosseo, all'ombra dell'Arco di Costantino, con la musica eseguita dal vivo. Erano gli anni dell'assessorato di Nicolini,  e l'inziativa recava la firma di Andrea Andermann: altra gente, ben altra classe!

Oggi, per il musical, 'Divo Nerone', la colpa delle autorizzazioni concesse viene tutta addossata ai dirigenti che sono in quei posti di grande responsabilità, per grazia ricevuta dal politico di turno, senza la quale sarebbero forse modesti impiegati nelle sovrintendenze  o in  uffici ministeriali. Mentre ora, privi di qualunque autonomia sia intellettuale che professionale, svenduta in cambio di promozione, hanno fatto professione solenne di ossequio al potente di turno.

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