venerdì 5 maggio 2017

Il Festival di Spoleto non è più quello di Gian Carlo Menotti, e neppure il Festival di Spoleto, tout court

Giorgio Ferrara ha così tanto rivoluzionato il festival che ha ereditato da una decina d'anni - dalle scialbe ed incapaci mani di Francis Menotti, indegno erede del padre adottivo e fondatore - e che non ha nessuna voglia di mollare, complice il tenebroso Franceschini,  al punto da renderlo irriconoscibile non solo da quello di Menotti Giancarlo, ma dal Festival di Spoleto come in tanti anni s'è visto e frequentato.

 Ormai il Festival di Spoleto è diventato il 'Festival di Ferrara' - non la città emiliana, ma di Ferrara Giorgio - allo stesso modo in cui per mezzo secolo circa è stato il 'Festival di Menotti'; solo che, vuoi mettere?
 Giancarlo Menotti era un genio, pur eccentrico; Ferrara, genio non è - non ce ne vorrà - s'è fatto un festival domestico: con sua moglie la celebre e  brava attrice Adriana Asti presenza fissa, e la sua attività collaterale di regista d'opera, un settore che negli anni trascorsi come 'aiuto', non ha mai frequentato. Osando addirittura curare la trilogia italiana di Mozart/ Da Ponte che quest'anno si conclude con il Don Giovanni, del quale si arrischia a curare anche la drammaturgia in coppia con De Ceccatty, biografo ed autore di uno spettacolo per sua moglie Adriana Asti, che debutta a Spoleto.

Ora tutte queste riflessioni, ed altre simili, le fanno anche alcuni giornali,  distratti negli anni scorsi da intrecci disgustosi ed intollerabili fra alcuni suoi redattori del settore spettacoli e la direzione del festival , dalla quale sembra fuoruscito il 'direttore musicale' Alessio Vlad, che oltre al Teatro dell'Opera di Roma è impegnato al Festival di Ravello e forse anche altrove, come fosse la reincarnazione di Barbaja o di Francesco Siciliani.

La tecnica messa in campo da Ferrara è sempre la stessa. Lui si occupa, ed a ragion veduta,  anchepensando all'età della pensione da Spoleto, del  settore teatro: per la musica, sì è legato con catena triennale, giusto il consiglio di Nastasi, alla Ravenna di Muti e Cristina Mangiavillani, lasciando che le briciole le prendesse la Scuola di Fiesole (che organizza tutti i concerti cameristici, sia di mezzogiorno che serali), per il giornalismo  s'è affidato a Mieli ed anche ad Augias - che si pretende di più? - e per il resto, per quel resta... chissenefrega: uno spezzatino senza sapore.

E, da ultimo, questo stesso Ferrara, osa ignorare Giancarlo Menotti, il fondatore del festival, che egli nei suoi anni di direzione ha completamente  stravolto, alla ricorrenza dei dieci anni dalla morte.

C'era da immaginarselo. Ferrara ha inaugurato un festival dalla memoria corta, anzi senza memoria, giacchè non ha ritenuto necessario l'archivio del festival, del quale, per fortuna, s'è occupato una  benemerita famiglia spoletina di produttori di olio.    

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