giovedì 18 maggio 2017

Con quelli del 'Fatto Quotidiano' - Lillo & Travaglio - sono incazzato nero

Sono incazzato nero con quelli del Fatto Quotidiano per via del  finto best seller appena uscito in edicola e cioè 'Di padre in figlio' scritto dal principe dei cronisti, Marco Lillo. E lo sono perché quel titolo: 'Di padre in figlio'  faceva pensare  ad una reprimenda circostanziata, con il supporto della cronaca, come sa fare un bravo cronista, contro il vizio del 'familismo', vizio  tutto italiano,  quantomeno più italiano che di altri paesi.

Confesso che sono un pò sono incazzato anche con me stesso, perché stamattina quando ho preso in mano il volume, prima di acquistarlo, mi avrebbe dovuto dissuadere dall'acquisto, quel sottotitolo, al quale in questi giorni, il direttore Travaglio, le infinite volte che si è presentato negli studi televisivi di qua e di là dal Tevere, non ha fatto mai cenno; e cioè: 'Le carte inedite sul caso Consip e il familismo renziano', perchè l'uno e l'altro costituiscono l'unico argomento del libro. Ora del 'giglio magico' cosa non si sapeva ancora che Lillo abbia scoperto? Personaggetti - direbbe il pittoresco De Luca, non estraneo a maneggi simili - di contorno,  e neppure tanto interessanti; mentre i nomi dei pezzi grossi, le loro carriere  a seguito delle spinte renziane sono materia arcinota.

Ecco perché quel libro non è stato mai mostrato e si è puntato tutto sulla telefonata fra Renzi figlio e Renzi padre, lo scoop degli scoop, in un caso che, a ben guardare, non ci sembra, con tutta la benevolenza verso il giornale di Travaglio, tanto grave come 'Il Fatto'  lo  intende, ma che  non si giustifica con la semplice ragione che se non gonfia qualunque cosa non saprebbe come riempire le pagine, poche, per giorni e giorni.  E forse una volta che il libro sia andato a ruba, ingannando tanti altri imbecilli come me, che non hanno altro da leggere di più interessante del caso Consip, solo allora il Fatto girerà pagina e parlerà d'altro, magari facendo scrivere in quarant'otto ore un altro libello sull'ennesimo caso.

Che cosa aggiunge di nuovo il cronista Lillo del 'Fatto' a quanto già non si sapesse sul caso Consip, ma anche sulla inclinazione renziana di circondarsi di persone  a lui care, e devote, magari chiudendo qualche occhio, in alcuni casi, sulle loro capacità? L'evangelista griderebbe a questo punto. chi è senza peccato ... E' una assoluta novità di comportamento di chi ha il potere? Certo che no. E non è che tutti gli altri campi della vita pubblica ne siano esenti.

Vogliamo dare una rapida scorsa a quanti cognomi celebri girano nelle redazioni di giornali, quasi tutti figli di...  nipoti o fratelli di ..., ed anche mogli ed amanti di... Sono tutti entrati nelle redazioni per capacità o perché il mestiere di giornalista si tramanda di padre in figlio,  soprattutto attraverso  gli spermatozoi?

E, nel campo della musica, forse che tutti coloro che la esercitano, fra le generazioni  più giovani, sono tutti estranei alle grandi famiglie? Quando mai?
 Non  ci venga a dire Lillo che il problema di Consip e soprattutto di Renzi è diverso, perché si tratta dell'invasione di istituzioni pubbliche, dello Stato. Perché anche nel settore della musica, finanziato in larga parte dallo Stato, le famiglie  contano eccome!

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