martedì 21 marzo 2017

In Rai cose da non credere

E' accaduto, forse per la prima volta nella storia recente della tv di Stato, in Rai per intenderci, che ad una trasmissione indecente sia stata inflitta una punizione esemplare: chiusa su due piedi, per ordine del direttore generale che, una volta tanto, non si è accontentato delle scuse dei responsabili.
 Apriti cielo. I diretti interessati, anzi coloro che li rappresentano e che hanno parlato per loro, hanno gridato alla vendetta - ci riferiamo agli agenti, anzi all'agente che rappresenta alcuni degli autori e la stessa conduttrice, che poi è anche sua moglie. Evidentemente in Rai, è la stagione di un'altra agenzia concorrente che fa faville e macina soldi su soldi.

A chi è venuto in mente di montare  quasi per intero una  trasmissione del sabato pomeriggio della rete ammiraglia, Rai 1, sul tema: gli uomini preferiscono le donne dell'est  alle italiane, con imbecillità profuse a piene mani, oltre che con  riflessioni sessiste e squallide?
 Possible che a nessuno della lunga catena che sta dietro una trasmissione - dalla presentatrice agli autori al capo struttura - sia venuta una qualche obiezione ad un simile passatempo trash ed anche offensivo, diciamo sì offensivo, nei confronti delle donne? Tutte teste vuote incapaci di  valutare l'opportunità e la congruità di trattare un  argomento così delicato partendo da  quel quasi decalogo a favore delle donne dell'est, che nel sito fallocco, dal quale è stato ripreso - neanche originali! - appariva in forma  ironica?  Con questi chiari di luna noi dovremmo prendere per oro colato tutto quello che mamma Rai ci somministra?

Noi non sappiamo chi sia in cima alla piramide delle responsabilità della trasmissione, sotto
Fabiano direttore di Rai 1, né ci interessa conoscere il suo nome, perché la sua responsabilità  nella formazione del programma, della redazione e della singola puntata - chiunque sia - è indiscutibile.
 E nonostante ciò - si legge sui giornali - la direzione generale forse non riuscirà a rimuovere il responsabile perché, secondo la direzione generale, avrebbe già pronta una causa per  essere messo in un posto di uguale prestigio: la ragione di tale causa si chiama 'demansionamento'.
 Chiaro il ragionamento? Nessuno può toccarlo e  sbatterlo altrove, per punizione in ragione dell'errore commesso. Non ci  si rende conto che in questo come in molti casi la causa dovrebbero farla i cittadini alla Rai ed ai diretti interessati che, per chissà quali ragioni (ma alcune di esse sono ben note) ha  attribuito a persone del tutto INDEGNE ed INCAPACI, responsabilità che avrebbero meritato ben altre professionalità e capacità.
 E, invece, è la Rai a  doversi preoccupare di non 'demansionare' il suo dirigente che sicuramente vincerebbe se ricorresse in tribunale contro l'azienda che per anni l'ha trattato  con caviale e champagne, senza che se lo sia mai meritato. Ma a nostre spese.

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