mercoledì 22 marzo 2017

ORTOMBINA dopo Chiarot alla Fenice . Soluzione pasticciata

Non disturbare il can che... governa. Sembra l'antica massima cui vorrebbero ispirarsi i governanti veneziani, leggi:sindaco, oggi in trasferta brasiliana, per il 'dopo Chiarot' che sarà comunque graduale, da quanto si dice, restando lui ancora per un pò alla Fenice, e prendendo pian piano dimestichezza con Firenze.

E quale sarebbe la soluzione interna che non toccherebbe gli attuali equilibri? Si vocifera di una promozione, sul campo, a Fortunato Ortombina che diverrebbe sovrintendente al posto di Chiarot, nonostante che nei suoi lunghi anni di permanenza nelle fondazioni liriche egli non abbia mai avuto una simile responsabilità. Si dirà che c'è sempre una prima volta, ma non si dice anche che, proprio nell'attuale delicata situazione delle Fondazioni liriche italiane, compresa quella veneziana, non ci si improvvisa in un mestiere,  reso più difficile dalla ancora difficile situazione generale e dalla carenza endemica di fondi. Ma, siccome si sa che Ortombina il sovrintendente non l'ha mai fatto, in realtà lo farebbe l'attuale direttore amministrativo Andrea Erri che è arrivato da poco alla Fenice in sostituzione di Mauro Rocchesso, dimessosi,  ma che è stato in questi anni passati, difficili, in coppia con il sovrintendente, l'artefice dei bilanci in ordine del teatro.

Siccome non si può metter sopra Ortombina uno appena arrivato, per quanto competente in amministrazione, ma certo al debutto in una fondazione lirica, dunque non ancora attrezzato per il  nuovo mestiere, si nomina Ortombina sovrintendente, il quale assomma anche l'incarico di direttore artistico, mestiere  che continuerà a fare; mentre, nei fatti, il ruolo di amministratore del teatro, sovrintendente, viene assunto dal direttore amministrativo, senza che gli siano attribuiti i  relativi galloni. Un vero pasticcio all'italiana, alla veneziana anzi.

Di pasticci simili è ricca la storia dei teatri lirici italiani. Pensiamo ad un  caso particolare  in cui il sovrintendente nominato, non volle un direttore artistico più bravo di lui ( a Venezia sarebbe il direttore artistico a non gradire un  sovrintendente sopra di lui, ed anche più bravo; ma chi?); forte del fatto che  lui era nato direttore artistico, e solo vicende contingenti  lo avevano fatto nominare sovrintendente. Così si mise al fianco un fesso - sia detto senza ingiuria! - qualunque. Il quale fesso, uscito anzitempo il sovrintendente, fu catapultato, per necessità contingente,  sulla poltrona del suo garante, e così  egli divenne da fesso  sovrintendente. Accadeva in  uno dei teatri più importanti del nostro paese, dal quale poi, in seguito a tale promozione - che ha un precedente nel cavallo di Nerone - ha fatto carriera, è ancora sulla breccia, e non è improbabile che ce lo ritroviamo ancora in futuro a comandare.

Tornando alla soluzione pasticciata di Venezia, potrebbe un domani accadere che un  sindaco anche competente - ma non è il caso di quello di Venezia - dica al suo sovrintendente che faccia da solo senza direttore artistico, come farà Ortombina, sempre che si decida ( ma pare che si sia già deciso) per questa soluzione pasticciata che creerebbe un tragico precedente.
Nonostante esista una ricchissima letteratura teatrale sui contrasti fra sovrintendente e direttore artistico - ed anche sulla coppia veneziana che ora sta per scoppiare' se ne contano di storie - due è sempre meglio di uno. Lapalissiano.

4 commenti:

  1. il discorso non fa una piega. Fortunato Ortombina è un eccellente direttore artistico, che un sindaco dovrebbe dotare di un sovrintendente manager che gli garantisse più budget per la programmazione, cioè far meglio il suo mestiere. Soldi per la programmazione, una cosa che manca ad Ortombina. Sbagliato metterlo a gestire il sindacato, la politica, le beghe.

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  2. lo scriva al sindaco di Venezia ed anche al ministro Franceschini certamente interpellato per il 'dopo Chiarot'.

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  3. La soluzione prospettata, con Ortombina sovrintendente, è quella che garantirebbe sopravvivenza al 'miracolo' Fenice (9 milioni, quest'anno al botteghino non sono un traguardo che si raggiunge per caso). Un'altra decisione, che piazzasse in quella carica uno dei soliti avventurieri sponsorizzati dalla politica, metterebbe in pericolo un sistema produttivo estremamente vitale.

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  4. Sì, forse. Ma il 'miracolo' Fenice, come tu lo chiami, gent.le prof. Girardi, è il frutto del sistema di produzione, a mezza strada fra un teatro 'di regia' ed uno 'di repertorio' - non c'è bisogno che spieghi la differenza. Ortombina, 'combina' ogni anno una programmazione abbastanza varia- occorre riconoscerglielo - che in un 'porto di mare' come Venezia ottiene il giusto riscontro di pubblico e anche di critica. Ma, tanto per scendere nel particolare, in dieci anni e passa in cui ho avuto la consulenza del 'Concerto di Capodanno', per conto della Rai, non sono riuscito a far capire a Ortombina come dovesse articolarsi il programma. Però, con l'aiuto di Chiarot, che era sempre dalla mia parte, alla fine il compromesso raggiunto ogni anno, non era disonorevole. Poi, un giorno, Chiarot ha mal digerito la mia presenza (le ragioni le ho già raccontate in apposito post su questo blog) che riteneva, evidentemente, da sempre ingombrante, nonostante fosse ragione non secondaria del successo 'televisivo' del Concerto, ed ha fatto sì che la mia consulenza terminasse non pacificamente. Da quel momento, almeno per il Concerto, Ortombina ha potuto procedere sulla strada che aveva sempre sostenuto. E il risultato di questi ultimi tre anni di Concerto è stata la perdita secca di oltre 800.000 telespettatori, sui 4.400.000 circa che avevano raggiunto negli anni della mia collaborazione. Perciò Ortombina continui a fare il direttore artistico e impari umilmente cosa e come fare nelle diverse occasioni, anche per il Concerto di Capodanno. L'amministrazione, lavoro faticoso e di tutt'altra natura , è giusto che la si affidi ad altri. Saluti Acquafredda

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