lunedì 20 marzo 2017

Di Maio e Di Battista (meglio noti come: Di Pejo e Di Batosta) difendono il comico Grillo dagli assalti degli spettatori del suo teatrino

Dopo la brutta storia genovese che qualche malumore e forse più di un semplice malumore ha creato fra i militanti grillini, è intervenuto il comico - autodefinitosi garante: chi si sentirebbe garantito da un comico? Semmai i comici possono essere abili ed acuti nella denuncia, ma solo in quella - a dirci, proprio lui, che la democrazia senza regole non esiste, e che lui, autoproclamatosi 'garante' del movimento', è chiamato a farle rispettare. Bella roba.
In principio c'era la democrazia della rete: nel Movimento nulla decidono i capi, tutto è affidato al popolo che si esprime attraverso la rete, votando su ogni punto; salvo il caso in cui la rete voti ma non come i capi volevano o si attendevano,  perché allora la rete non  vale più.

E, se come si affrettano a precisare i due aspiranti al vertice di governo del Movimento: Di Pejo e Di Batosta, il Movimento oggi, a causa dei sondaggi che lo danno per vincente alle prossime elezioni e del favore  popolare che - purtroppo- ancora riscuote,  diventa  appetibile da quanti vogliono salire sul carro dei vincitore e profittarne. Ecco a cosa serve il comico, a sventare simili assalti. E i due si fidano ciecamente del garante: se l'ha fatto aveva un qualche motivo. Noi ci fidiamo - hanno detto senza mezzi termini!

E noi? Ci fidiamo anche noi? Ancora? Per quanto possa valere il nostro parere, visto che abbiamo dichiarato apertamente che non andremo MAI PIU' a votare, perchè non ci sentiamo rappresentati  neppure minimamente da questa classe politica indegna e, in molti casi, anche impresentabile,  noi non ci fidiamo. Se una ragione in più possiamo accampare è l'uscita - solo momentanea - della sindaca Raggi, alla quale i medici hanno consigliato un periodo di riposo, nel bel mezzo del bailamme romano: mentre Roma brucia.

 Ci pare di rivedere un film  su Roma già visto appena un paio d'anni fa, un film che ebbe per protagonista Marino, Ignazio, il quale  nonostante avesse sulla sua scrivania di governo  una serie di dossier ancora aperti, se ne andò in vacanza in America, creando non pochi guai, uno con il governo ( ma non ci ricordiamo più quale!) ed un altro con il mondo che conosciamo meglio quello della cultura, non  firmando il decreto di nomina del nuovo amministratore delegato di Musica per Roma e quello sulla composizione del medesimo CDA, che un bel pò di guai ha comportato.

Ma forse la Raggi è andata  a farsi bella - perchè no? - per la riunione di sabato prossimo che vedrà a Roma, proprio in Campidoglio, la celebrazione dei sessant'anni dalla firma dei Trattati di Roma, che avviarono l'Unione oggi minata ed in  crisi seria. E la padrona di casa dev'essere in forma: unica sindaca fra tanti capi di stato e di governo.


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