venerdì 24 marzo 2017

Cene 'dei cretini' A e B. Cose d'altri tempi, secondo Eugenio Scalfari. Ma non raccontateci storie

Ieri Eugenio Scalfari, per ricordare l'amico scomparso Alfredo Reichlin, ha raccontato storie che è un piacere leggere, e piacere maggiore sarebbe ascoltarle dalla viva voce, con la possibilità di muovere qualche obiezione, fare domande, esigere precisazioni.

Scalfari ha raccontato che con Reichlin e consorte (Roberta Carlotto, a lungo capo di Radio 3), con Fabiani e consorte ( Lilli, che ha lavorato fino a vecchiaia avanzata,  e ben oltre l'età di pensione, nello staff di una notissima trasmissione),  ai quali si univa anche qualcun altro come Manzella, Pellegrino o Zanda (con le rispettive mogli),  da qualche anno a questa parte si vedevano in un ristorante di 'buon livello' romano, per la cena che lui e Reichilin avevano battezzato 'dei cretini'. Cretini A il primo gruppo, Cretini B con gli aggiunti.

Perchè c'era venuto in mente quel 'cretini' attribuito a noi stessi ?  " Era - spiega Scalfari-  la consapevole descrizione  di persone fortemente interessate alla politica ed alla professione... Ma nessuno di loro (di noi), aveva mai pensato al proprio interesse. L'interesse generale quello sì; lo Stato in quanto suo tutore. La distinzione era netta fra l'interesse generale e quello particolare, che doveva essere tutelato anch'esso, ma solo con le forze proprie e comunque  doveva cedere di fronte agli ideali, ai valori ed anche alla eventuale conflittualità con quello dello Stato".
 Scalfari prosegue nel suo racconto e nella spiegazione di quel termine annotando che qualcuno furbescamente intende conciliare interesse generale e particolare, attraverso amicizie e legami che all'occasione 'una mano te le danno'.

 " Il cretino della nostra definizione - insiste Scalfari- è in questo caso ingenuo, sincero, leale.... "
 E, infine, "è probabile che questo mio racconto venga preso in giro e sia origine di sfottimenti di vario genere, più o meno diffamatori. Comunque a noi cretini la diffamazione ci sfiora ma non ci tocca. E tantomeno ci ferisce". Fin qui Eugenio Scalfari, ieri, su Repubblica.

Questo racconto ci ha fatto tornare indietro con la memoria alla ricerca del ristorante in cui si riunivano i cretini scalfariani, ed anche di altro.  un ristorante 'di buon livello', dove in certi giorni, la domenica sera soprattutto, ci trovavi tutti quelli che contano: lunghe tavolate di gente che non sappiamo se osavano definirsi 'cretini' nell'accezione di Scalfari.  E ci è venuta in mente 'L'Augustea', ritrovo del generone romano, dove incontravi la domenica sera tutti. Tutti i signori, tornando dal fine settimana nella villa di campagna, essendo il giorno libero della servitù, si ritrovavano in quel noto ristorante a mangiare insalate di ovoli o  fettuccine al tartufo, a seconda delle stagioni, ma anche dell'ottima pizza e della bufala da leccarsi i baffi. Poi ci siamo detti che non poteva esser l'Augustea, per due ragioni. Primo, perchè  lui ed anche alcuni altri delle tavolate dei 'cretini' lì non si sarebbe fatto vedere - troppo snob e di sinistra -; secondo,  perchè quel ristorante,  da  molti anni è chiuso.

E allora siamo andati con il pensiero ad un altro ristorante, dalle parti del Tevere all'altezza dell'Auditorium, sperando questa volta di non sbagliare. In quel ristorante, ben frequentato, c'era un tavolo, sempre quello, nella medesima posizione, in cui puntualmente la domenica, dopo i concerti alla Conciliazione od altra occupazione pomeridiana festiva, si andava a cena. In quel tavolo ci vedevi regolarmente Fabiani e signora, Reichlin e signora, Enzo Siciliano e signora,  e forse anche Pellegrino e Manzella, anche loro con le rispettive signore.
 Non ci abbiamo mai visto Scalfari. Ma forse quelle tavolate al ristorante , un locale 'di buon livello' dove si mangiava e mangia tuttora un'ottima 'vignarola' oltre naturalmente alla pizza,  erano antesignane delle cene 'dei cretini' alle quali accenna Scalfari.
Ora senza fare sfottimenti vorremmo rassicurare Scalfari che fin da allora, nei pensieri di quegli 'ingenui' commensali, 'cretini' ante litteram, c'era  solo l'interesse generale e lo Stato, e mai e poi mai gli interessi propri. E se anche non abbiamo mai avuto modo di ascoltare i loro discorsi, siamo certi che al centro dei loro interessi e discussioni c'era sempre l'alta politica. Come ha raccontato dei nuovi 'cretini' - alcuni dei quali identici ai vecchi - Eugenio Scalfari e noi abbiamo letto con piacere, e siamo pienamente convinti.

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