domenica 12 febbraio 2017

L'assessore alla 'ricrescita culturale', Luca Bergamo, lavora all'affossamento della 'ripartenza' romana

Ci ha colpito leggere l'altro giorno il racconto della rinascita cittadina di Forlì, dopo il restauro del complesso del 'San Domenico' che ospita mostre ed attività culturali in grado di richiamare ogni anno folle di visitatori nell'unica provincia rimasta indietro alle altre emiliane. Insomma un progetto culturale perseguito con ferrea determinazione alla base della rinascita della città.

E abbiamo pensato, di contro, a quanto sta - anzi, non sta - accadendo a Roma, dopo l'avvento all'assessorato di Piazza Campitelli  - ironicamente  rinominato 'alla crescita culturale', da noi ribattezzato con altrettanta ironia della 'ricrescita'  culturale, pensando alla ricrescita illusoria di qualunque cuoio capelluto - di Luca Bergamo, fine intellettuale cresciuto alla scuola di Rutelli, collaboratore di Giovanna Melandri, ideatore del festival  'Enzimi' che, evidentemente, negli ultimi decenni hanno perso la loro forza rigeneratrice, e sono diventati assolutamente innocui.
 Luca Bergamo, che abbiamo sentito più di una volta parlare 'forbito', e del quale abbiamo letto dichiarazioni di intenti, da quando la sindaca gli ha affidato anche la delega di vicesindaco, si è  concretamente segnalato all'attenzione generale esclusivamente per alcuni misfatti. A partire dal Concerto di Capodanno, che lui - per rompere con la tradizione - ha voluto dalle  tre a mezzanotte del primo gennaio, e non più, come  fanno volgarmente tutti nel resto del mondo, a cavallo della mezzanotte fra il trentuno dicembre ed il primo gennaio successivo, con un fiasco totale meritatissimo.

Poi anche per le politiche dell'accorpamento, più che per quelle della 'ricrescita'. Ha accorpato  alcune istituzioni museali, mettendole tutte sotto l'egida di Palaexpo, lasciando fuori il Maxxi della sua datrice di lavoro di un tempo, Giovanna Melandri; ha trasferito la 'Casa del jazz' nel ministero 'senza portafoglio' di Musica per Roma; il 'Teatro Valle' ancora chiuso, sotto l'ala del Teatro di Roma (ma si discute ancora sulle modalità del suo restauro: Bergamo lo vorrebbe a tappe, tenendolo  comunque aperto,come non bastasse la confusione di questi anni, e per non urtare teatranti ed opinione pubblica molto battaglieri), e, pochi giorni fa, ha cancellato dalla faccia del Comune la 'Casa delle letterature', organizzatrice del Festival di Massenzio da molto più di un decennio (in difesa della istituzione e del festival, oltre che della direttrice dell'una e dell'altro, Maria Gaeta, si sono mossi in tanti) e, notizia freschissima, rivuole i locali dove ha sede, a Villa Torlonia, l'Accademia delle Scienze, storica istituzione culturale della Capitale e nazionale.

Insomma Bergamo, per preciso mandato dei Cinquestelle e della Raggi, ed in nome del loro credo politico - ' Onestà,Trasparenza e zero Papocchi' - che non ammette sconti ed eccezioni, sta facendo piazza pulita della cultura a Roma, solo di tutta quella che non è presidiata momentaneamente da chi potrebbe abbaiare forte ed azzannare l'Assessore della 'ricrescita' all'incontrario.
Mentre al Teatro di Roma, al cui vertice, in scadenza, si trova un pezzo grosso dell'informazione via etere, quel Marino Sinibaldi che,  nei giorni scorsi, ha presentato il bilancio positivissimo dell'ultimo triennio (2014-16) - perché non quello 'preventivo' del prossimo(2017-19)?-   siccome potente, Bergamo non lo toccherà, come sta facendo con gli altri.
Ci viene da sperare che questa  sua  azione distruttrice non prosegua, perchè che lui e la sindaca vanno a casa prima.

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