martedì 20 dicembre 2016

Stati generali della cultura: Art Bonus al centro dell'attenzione. Gli assessori Bergamo e Del Corno le star della giornata. Chiusura con Franceschini

 Con l'intervista al ministro Franceschini curata da Roberto Napoletano, il più sfiduciato  fra i direttori di giornali italiani, imputato  nel processo aziendale del disastro economico del suo giornale e delle attività parallele del gruppo ' Sole 24 Ore', organizzatore degli 'Stati generali della Cultura', dal 2012, giunti alla quinta edizione, si è chiusa la giornata di interventi che si era aperta con le due star della giornata e cioè i due assessori alla cultura dei Comuni di Roma e Milano, Bergamo e Del Corno, con i quali il conduttore, giornalista del gruppo (Radio 24) è stato particolarmente sollecito nel tempestarli di domande, soprattutto Bergamo,  che ha pure tentato di mettere in difficoltà.
A cominciare dalla sua nomina - poche ore fa - a vicesindaco, che il suo collega milanese ha salutato come una grande cosa positiva, mentre noi- modestissimamente - oltremodo negativa per la cultura a Roma, sebbene il suo nuovo incarico gli dia più peso nella giunta, con la Raggi e con i Cinquestelle.

L'assessore Bergamo ha retto bene, anche se il suo discorso girava intorno al 'fare sistema' che deve superare l'attuale condizione della cultura a Roma, dove vi sono oltre una decina di soggetti, eccellenti, ma che agiscono ciascuno per proprio conto, e assorbono insieme oltre il 90% dei fondi destinati alla cultura.
Alla domanda,  con i brusii della platea (fra tre e quattrocento gli intervenuti, non uno di più) sui criteri che guidano il suo assessorato,  particolarmente nella scelta dei privati che chiedono di intervenire   per la tutela e  la conservazione dei beni artistici, dopo una velata accusa dell'intervistatore di giudicare con criteri ideologici e politici, Bergamo ha risposto che soldi da chi fabbrica cannoni lui non li vuole. Ma  Il tema è tornato anche successivamente alla ribalta.

Se, ad esempio, Finmeccanica volesse intervenire, investendo in cultura a Roma, che si fa? Un altro dei partecipanti ha risposto che le istituzioni non possono ergersi a giudici  anche del ministero dell'interno o della difesa che li ha già giudicati,  e perciò l'intervento di 'Finmeccanica' a Milano è stato ben accetto.
 La Todini a capo di Poste italiane ha rammnentato i suoi interventi che  priviliegiano le fondazioni liriche ed i teatri su tutto il territorio, come su tutto il territorio si estende la presenza dell'azienda  pubblica.

Secondo il sovrintendente della Scala, Pereira, l'intervento dei privati nella gestione delle fondazioni liriche, e dei beni culturali in generale, non è solo  auspicabile, è semplicemente necessario ed indispensabile, senza di esso  dovrebbero tutti chiudere, perchè il finanziamento pubblico non è sufficiente. Ma i privati  - ha sottolineato Pereira, che come cercatore di soldi è molto più bravo che come sovrintendente, lui stesso se ne è sempre fatto vanto) - occorre andarseli a cercare; ne esistono, bisogna scovarli in ogni parte del mondo, ed i sovrintendenti non dovrebbero disdegnare di andare in giro a cercare privati disposti ad investire nelle istituzioni italiane.
 Naturalmente il tema del ritorno per privati ed aziende è stato anche affrontato da chi ha invitato i presenti a non guardare con disprezzo chi investe - soprattutto le aziende - nel settore e vuole vedere i frutti di tale investimento. Perché non accettare che a fronte di un grande investimento ci sia la richiesta di accomunare un marchio ad un bene che si è contribuito a  salvare?

Bergamo è intervenuto sulla polemica che lo contrappose in settembre a Paolo Bulgari che aveva finanziato il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti  e che chiedeva che la scalinata venisse chiusa di notte per evitare che nel giro di poco tempo venisse nuovamente deturpata. Bergamo si fece allora - e lo ha ribadito anche oggi - difensore del popolo e di quel bene pubblico, ma non ha detto se sta già cercando il finanziatore del restauro, che certamente non sarà così lontano.

Fuortes, che  parlava sia come commissario dell'Arena che come sovrintendente dell'Opera di Roma ha detto che è dimostrato come l'appeal dell'Opera non sia diminuito nonostante viviamo nell'epoca del 'virtuale', e perciò va, oltre che sostenuto, soddisfatto.
Rosanna Purchia, sovrintendente del San Carlo di Napoli, ha manifestato le difficoltà che il sud, anche in questo campo, ha da superare rispetto al nord; e Chiarot nella sua duplice veste di sovrintendente della Fenice e presidente dell'ANFOLS , dopo aver assicurato che le Fondazioni lavorano ormai a pieno regime, anche più di quanto non dicano i dati degli 'eventi' - questa terribile schifosa parola è ormai usatisima! - ha detto che l'ANFOLS proprio in questi mesi si sta confrontando con  il Ministro sulle ultime leggi che riguardano il settore. E il Ministro ha fatto pesare  i 10 milioni  di Euro, extra FUS. da destinare alle Fondazioni, in rapporto alla loro capacità di procurarsi soldi privati (da singoli o aziende, ma anche, immaginiamo, dal botteghino, già preso in considerazione dai criteri del finanziamento FUS). Ed, da non sottovalutare, i quasi 300 milioni di Euro  del bonus per i diciottenni da spendere in 'cultura', per cinema teatro musica,musei, libri e dischi.

E' anche intervenuto Michele dall'Ongaro, sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, forte dell'esibizione accolta calorosamente, ad inizio di manifestazione, di una delle Orchestre giovanili dell'Accademia, diretta dal bravo Simone Genuini, che conosciamo dai banchi del Conservatorio dove ha studiato anche con noi, all'Aquila.
 L'Accademia è l'unica istituzione sinfonica  fra le 14 fondazioni liriche, dunque i suoi compiti non avendo opere da rappresentare, sono rispetto alle altre ridotti. Come più ridotto è il suo bilancio, nel quale forte è la presenza delle entrate proprie e degli sponsor o soci fondatori forti.
 Notevole è la attività dell'Accademia rivolta ai ragazzi  che si accostano alla musica per 'farla' sia nelle orchestre che nei cori. Ottimo. Ma ciò che Dall'Ongaro non ha detto è che per questa complessa ed ampia attività, l'Accademia, attraverso le quote versate dai ragazzi, ricava benefici anche economici - senza dire poi che questa attività ha anche sponsor e benefattori dedicati. Come pure ha dimenticato di dire che il suo compenso annuo è il massimo del consentito, e cioè di 240.000 Euro, uguale forse a quello di Pereira che ha molti più impegni di lui; e di ben 80.000 Euro superiore a quello, per esempio, del sovrintendente della Fenice o del Regio di Torino (60.000 Euro in più) che sono teatri con i bilanci in ordine. Perchè questa magnanimità nei confronti di dell'Ongaro? Semplicemente perché è lui stesso a darseli (certo attraverso il CdA che presiede), anche se ha fatto uno sconto. Perchè Cagli (ed anche Berio, prima di Cagli) che lo ha preceduto nell'incarico, aveva un compenso di 330.000 Euro circa, che sono tantissimi in rapporto al bilancio dell'Accademia, e molti  più ancora se raffrontati al compenso di Pereira, in rapporto con l'ammontare del bilancio della Scala. E Pereira ha molto più da fare di Dall'Ongaro, sia chiaro. Inutile allora piangere sempre miseria; comincino a tagliarsi gli stipendi che sono  sinceramente troppo alti ed anche ingiustificati.

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