giovedì 8 dicembre 2016

Rivolto agli specialisti: Qualche fischio al programma di sala ed agli 'speciali' giornalistici sulla Scala

Questo post si rivolge ai soli specialisti o a tutti quelli ai quali, credendosi tali, piace fare le pulci a questo e quello, quando non rigano dritto.
 Cominciamo dal 'programma di sala' - curato da Franco Pulcini - nel quale, come leggiamo nel
 lungo inserto del 'Corriere', compaiono scritti di Arthur Groos (che è il curatore delle edizioni pucciniane per la Scala e Chailly, edite da Ricordi; mentre altre edizioni pucciniane, quelle dell'Edizione nazionale delle opere di Puccini, fanno capo ad altri studiosi che si guardano in cagnesco con i primi, sebbene alcuni anni fa facevano tutti parte del medesimo comitato); dunque nulla da eccepire. Segue un secondo, di Dieter Schickling che ha scritto la più accreditata ed attendibile biografia di Puccini - dalla quale anche noi abbiamo attinto per il nostro volumetto biografico sul musicista, appena edito dalle edizioni Clichy: Giacomo Puccini.Sonatore del Regno - e fa parte del Comitato di cui sopra; infine, un terzo di Enrico Girardi.

E qui casca l'asino, come si  dice. Perché si fa purtroppo spesso confusione su questo cognome, ed anche su ruolo e competenza, appartenendo esso anche al più noto ed importante studioso italiano di Puccini. Che non è Enrico Girardi, giornalista del 'Corriere' che ha firmato l'articolo del 'programma di sala', curato da Pulcini, bensì Michele Girardi, al quale però la Scala e Chailly, per le ragioni dei diversi curatori dell'edizione critica si sono ben guardati dal rivolgersi.

Michele Girardi e non Enrico Girardi avrebbe dovuto pubblicare sul 'programma di sala' un suo studio pucciniano, giacché molto sa dell'autore e delle sue opere che ha fatto oggetto di studi profondi e lunghi. Ma Milano e la Scala con il Corriere sono 'pappa e ciccia' e...

En passant, diciamo che forse non era il caso che nell'inserto del Corriere si reclamizzasse  il romanzo 'Delitto alla Scala' scritto da Franco Pulcini, edito da Ponte alle Grazie.

Tornando all'inserto del 'Corriere' segnaliamo che, nel lungo articolo biografico dedicato ad Alessandro Stradella (oggetto - la sua musica più del personaggio - della nuova opera di Salvatore Sciarrino, in programma il prossimo novembre, dall' enigmatico e suggestivo titolo ' Ti vedo, ti sento, mi perdo'), scritto da Paolo Madeddu, si racconta la vita avventurosa del musicista finito, forse per mano di sicari, a Genova, dove si era rifugiato dopo Roma, Venezia a Torino. Nell'articolo si dice testualmente che la sua  'biografia è stata oggetto di studio soprattutto di musicologi francesi'.  Esatto?  Non proprio.

Se si va su Wikipedia, alla voce 'Stradella', nella bibliografia, anche lì ci si imbatte in una sorta di censura dell'opera che deve essere considerata la 'madre' degli studi stradelliani. Si cita lo studio della Gianturco, che sta curando anche l'edizione delle opere, ma si OMETTE volutamente di citare il più antico degli studi stradelliani, che reca la firma di Remo Giazotto,  ed è stato pubblicato a Milano nel lontano 1962,  e che forse contiene qualche inesattezza ( di inesattezze ve ne sono anche in studi recentissimi, come ha scoperto di recente un musicista; ma non per questo si  deve IGNORARE volutamente la prima biografia di Stradella che fu del Giazotto).

A quella colpevole mancanza di Wikipedia abbiamo provveduto noi aggiungendo, in cima alla bibliografia, lo studio ( in due vol. ) di Remo Giazotto , Vita di Alessandro Stradella; ad aggiornare ed anzi correggere le cognizioni poco fondate di Paolo Madeddu provveda direttamente l'interessato.

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