giovedì 29 dicembre 2016

La Scala commissiona una indagine alla Makno, l'Opera di Roma alla Doxa. In ambedue i casi: bollettini di vittoria. Fossero veri!

Dell'indagine Makno della quale abbiamo letto su molti giornali, i risultati sarebbero questi: il pubblico giovane è cresciuto negli ultimi dieci anni (ma non sarà forse per il fatto che la Scala fa spettacoli per ragazzi, ed apre le sue porte, nelle grandi occasioni, al pubblico di studenti, mentre il pubblico 'normale' è cambiato assai poco?) ; è cresciuto anche il pubblico che viene da fuori Milano ed anche da fuori Italia; la Scala è considerata come il monte Everest che tutti vorrebbero scalare anche quelli che non ci hanno mai pensato; che la Scala è vista soprattutto come il teatro della grande tradizione operistica italiana ed anche qualche altra cosetta.

L'indagine non dice che in questi giorni è entrato come socio fondatore Del Vecchio, il patron di Luxottica e che Squinzi, l'uomo Mapei, già a capo della Confindustria, è entrato nel CdA della Scala; questo lo fa sapere la Scala, negli stessi giorni in cui diffonde i meravigliosi risultati dell'indagine Makno.
Qualche giornale ha fatto notare che lo svecchiamento del pubblico non viaggia di  pari passo con l'interesse per il nuovo, perché la Scala resta pur sempre, nella considerazione generale, lo scrigno della tradizione italiana. E questo ha scocciato parecchio al giornalista che lo annotava, perché il pubblico giovane avrebbe dovuto voler dire anche opere nuove.

A poca distanza dall'esito dell'indagine Makno, un altro giornale aveva fatto la sua indagine 'casereccia', titolando 'Stregati dalla musica classica', fornendo dati strampalati, frutto di sciatteria, e cantando vittoria prima che l'esercito nemico, l'esercito dell'indifferenza e della cattiva amministrazione,  sia stato sconfitto.
 A sostegno del forzato bollettino della vittoria, che serviva anche per dare ad intendere che anche gli altri teatri non sono da meno,  le solite dichiarazioni del sovrintendente romano, Fuortes, che canta vittoria perché nel suo teatro - teatro d'opera!!! - arrivano Bellocchio, Barberio Corsetti e la Fura dels Baus ( ma che si sono messi a cantare pure loro?) - e l'operazione 'Opera camion' che ha rivoluzionato il modo di ascoltare l'opera - non più in teatro, ma a due passi da casa e all'aperto, ma solo con la buona stagione - e con un contenimento del costo dei biglietti.
 Indagini più che di fatti di buone intenzioni come quella emersa dall'indagine Makno, relativa a coloro che alla Scala non sono mai stati, ma che andarci è in cima ai loro desideri (che aspettano?) e che servono semmai a mettere sull'avviso il governo che minaccia sfracelli legislativi per i teatri d'opera.
 Ieri, Fuortes, ha chiamato i giornalisti e gli ha spiattellato i risultati di una inchiesta Doxa commissionata dallo stesso teatro. I dati sono pressochè questi: pubblico in aumento, entrate da botteghino in aumento, crescita del pubblico giovane... Insomma il nuovo corso che pone il teatro dell'Opera di Roma come il 'migliore' fra i teatri lirici italiani. Magari dopo la Scala? scherziamo, non siamo secondi a nessuno - ripeteva Muti e qualche critico suo amico ai tempi della sua permanenza a Roma. E la causa del nuovo corso?  I registi dello star system, italiano ed internazionale; ma non dimentichiamo che il titolo che l'Opera di Roma manda in giro con tutto l'allestimento è quello di Traviata con la 'non regia' (o con la regia tradizionalissima), ma molto glamour  ( che vuol dire?)di Sofia Coppola. Bisognerebbe domandare a Fuortes i risultati del botteghino degli altri titoli in cartellone come anche di caracalla che non ha avuto tutto il successo di pubblico  strombazzato, tanto da indurlo a tornare ai titoli popolari per la prossima stagione.
 La differenza fra il caso Scala con l'indagine Makno, e quello dell'Opera di Roma con l'indagine Doxa, è che nel primo caso molti giornali si fecero qualche domanda sui risultati dell'inchiesta riguardante il teatro milanese che l'aveva commissionato; mentre per l'Opera di Roma, retta da Fuortes, fautore di miracoli, nessuno si fa venire il benché minimo dubbio.
Volete sapere la nostra opinione? vi può interessare? Noi crediamo poco sia all'indagine Makno per la Scala che all'indagine Doxa per l'Opera di Roma. Ma si tratta di una nostra personale opinione.

Nei giorni scorsi abbiamo visto più volte una pubblicità del Teatro Regio di Parma, altro bollettino di vittoria. A noi viene il dubbio che i teatri in questione siano in cerca di soldi e perciò  sparano risultati stratosferici, alcuni dei quali al momento non sono che aspirazioni. Sacrosante, legittime  ma semplici aspirazioni.

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