martedì 27 dicembre 2016

Il governo della città di Roma affidato alla troppo fragile Virginia Raggi. Difficile possa durare ancora a lungo

Sergio Rizzo, approdato da qualche mese alla guida delle pagine romane del Corriere, proprio oggi annota che le due parole che la Raggi va pronunciando ogni giorno sono: stiamo lavorando. Le va ripetendo su tutti i fronti dove il Comune è impegnato, e sono ormai tanti. Solo che i frutti, in nessuno dei casi  di 'lavoro' in cui la Raggi recita la giaculatoria di governo, si vede mai la fine e qualche pur piccolo frutto. E questo la rende ancora più vulnerabile, rinforzando in tutti la convinzione che Lei  è persona incapace di governare per sua fragilità politica. Non personale.
 Perciò quando abbiamo letto sui giornali, sempre oggi, del suo pianto, durante la messa natalizia nella sede della Caritas di Roma, la cosa ci ha lasciati indifferenti. L'avremmo capita apprezzata e sostenuta se quelle lacrime si fossero accompagnate ad una azione di governo costante e produttiva: anche la 'dura' Raggi ha un cuore. Ma... se un sindaco non riesce a concludere nulla di ciò per cui è stata eletta, cosa possono farci quelle lacrime? Sono semplicemente inutili.

Alla sua fragilità si accompagna l'incapacità di governare anche dei suoi collaboratori. La faccenda del Concertone di fine anno e l'alternativa proposta dall'assessore-vice sindaco Bergamo, pasticcione come la Raggi e forse ancor più pasticciato della Raggi, prima sui ponti del Tevere, dalle 3 del 1 gennaio in poi e , in parte, spostata al Circo Massimo fa semplicemente ancora una volta pensare che anche il suo gabinetto sia incapace di dar corso al mandato elettorale.

A questo punto con molte delle emergenze ancora irrisolte, nonostante lei ' stia lavorando', a vuoto, ciò che viene da augurare alla città di Roma,  anche con tutto il prevedibile scombussolamento che potrebbe creare, è la rimessa del suo mandato e le sue dimissioni. Lei è troppo fragile ed incapace a reggere una città, e con Lei anche il suo movimento che, vien da ridere, attribuisce questa generale débacle, alla non corretta comunicazione - la Raggi sarebbe all'altezza del compito, solo che non riesce a farlo sapere, per la qual cosa il grande Di Maio, l'aspirante premier - Dio ce ne scampi!- ha regalato alla sindaca un esperto italo-greco.

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