lunedì 21 novembre 2016

L'indagine della Makno sul pubblico della Scala ci induce a qualche riflessione

 Tralasciamo volutamente ogni apprezzamento sulla attendibilità di sondaggi, indagini, previsioni, dopo le recenti figuracce di sondaggisti di ogni parte e scuola sulle elezioni americane ecc... perchè - come diceva uno studioso - spesso gli interpellati non confessano ciò che pensano veramente e talvolta si vergognano di dichiarare  le loro debolezze o nefandezze; e perchè  quasi sempre colui che fa il sondaggio non riesce a guadare le cose come stanno, spogliandosi delle proprie convinzioni. A ciò aggiungiamo anche un altro elemento e cioè il peso del committente di sondaggi ed inchieste. E così il quadro relativo - nella maggior parte dei casi -  degli esiti accusa forti condizionamenti.

Abbiamo ancora presenti gli esiti di sondaggi che ogni mese fa una rivista di musica, e che  negli ultimi tempi ci ha rivelato essere stata Maria Callas la più grande cantante del secolo passato, e l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia una delle migliori del mondo, capovolgendo ogni precedente convinzione e classifica.

Tornando all'indagine Makno della quale abbiamo letto su molti giornali, i risultati sarebbero questi: il pubblico giovane è cresciuto negli ultimi dieci anni (ma non sarà forse per il fatto che la Scala fa spettacoli per ragazzi, ed apre le sue porte, nelle grandi occasioni, al pubblico di studenti, mentre il pubblico 'normale' è cambiato assai poco?) ; è cresciuto anche il pubblico che viene da fuori Milano ed anche da fuori Italia; la Scala è considerata come il monte Everest che tutti vorrebbero scalare anche quelli che non ci hanno mai pensato; che la Scala è vista soprattutto come il teatro della grande tradizione operistica italiana ed anche qualche altra cosetta.

L'indagine non dice che in questi giorni è entrato come socio fondatore Del Vecchio, il patron di Luxottica e che Squinzi, l'uomo Mapei, già a capo della Confindustria, è entrato nel CdA della Scala; questo lo fa sapere la Scala, negli stessi giorni in cui diffonde i meravigliosi risultati dell'indagine Makno.
Qualche giornale ha fatto notare che lo svecchiamento del pubblico non viaggia di  pari passo con l'interesse per il nuovo, perché la Scala resta pur sempre, nella considerazione generale, lo scrigno della tradizione italiana. E questo ha scocciato parecchio al giornalista che lo annotava, perché il pubblico giovane avrebbe dovuto voler dire anche opere nuove.

A poca distanza dall'esito dell'indagine Makno, un altro giornale aveva fatto la sua indagine 'casereccia', titolando 'Stregati dalla musica classica', fornendo dati strampalati, frutto di sciatteria, e cantando vittoria prima che l'esercito nemico, l'esercito dell'indifferenza e della cattiva amministrazione,  sia stato sconfitto.
 A sostegno del forzato bollettino della vittoria, che serviva anche per dare ad intendere che anche gli altri teatri non sono da meno,  le solite dichiarazioni del sovrintendente romano che canta vittoria perché nel suo teatro - teatro d'opera!!! - arrivano Bellocchio, Barberio Corsetti e la Fura dels Baus ( ma che si sono messi a cantare pure loro?) - e l'operazione 'Opera camion che ha rivoluzionato il modo di ascoltare l'opera - non più in teatro, ma a due passi da casa e all'aperto, ma solo con la buona stagione - e con un contenimento del costo dei biglietti.
 Indagini più che di fatti di buone intenzioni come quella emersa dall'indagine Makno, relativa a coloro che alla Scala non sono mai stati, ma che andarci è in cima ai loro desideri (che aspettano?) e che servono semmai a mettere sull'avviso il governo che minaccia sfracelli legislativi per i teatri d'opera.

Tutto questo chiasso ci ha fatto venire in mente un famoso convegno ospitato in Campidoglio,  a metà degli anni Ottanta. Organizzato dal CIDIM del barone Agnello, vi parteciparono molti illustri esponenti del mondo musicale da Fontana alla Belgeri, da Bussotti a Mimma Guastoni, allora a capo di Ricordi ecc... Partecipammo, invitati, anche noi che allora dirigevamo il mensile 'Piano Time'.
Nella sala  scese il gelo quando intervenendo, non senza qualche timore, dicemmo coram populo, che tutto quel chiasso - il chiasso del convegno - serviva in realtà al barone Agnello, che l'aveva organizzato, per vantare meriti nei confronti del Ministero, al quale si apprestava a chiedere finanziamenti più cospicui . Il barone, assai imbarazzato, rispondendo alle nostre osservazione, non seppe che sbatterci in faccia tutti i meriti, infiniti, della sua carriera di  operatore musicale, fra i quali quelli del CIDIM, per il quale chiedeva più soldi, erano i meno importanti. Più tardi il barone Agnello riconobbe che quel che avevamo detto era la pura verità, o quasi, anche se non opportuna.
 Certamente non è così per la Scala che vanta meriti in gran quantità. Ma, chissà perchè, l'indagine recente della Makno commissionata dal Teatro alla Scala, che gongola per l'ingresso nel suo CdA di nomi e soldi pesanti, riguardante il suo pubblico ed altre cosette, ci ha fatto venire in mente quel famoso, famigerato convegno!

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