martedì 8 novembre 2016

L'arte che uccide l'arte

Certo va più di moda, anche perchè piace di più, lo slogan contrario: 'l'arte salva l'arte', che, proprio questi giorni a Roma, va ripetendo l'organizzazione del 'Festival di Musica e Arte sacra' che inizia la prossima settimana e che sancisce con bei concerti, offerti gratuitamente, l'avvenuto restauro di qualche opera d'arte sacra. E i concerti servono per gratificare i mecenati che hanno offerto i soldi necessari per i restauri, ed anche per raccoglierne altri da destinare a restauri ulteriori, perché una città come Roma,  è come la cosiddetta 'Fabbrica di San Pietro ' che non smette mai di lavorare.

Questa edizione del festival corona, infatti, l'avvenuto lungo restauro della facciata di San Pietro. E,  a giudicare dalla massiccia presenza giapponese nei concerti, un qualche peso deve averlo avuto il contributo del governo giapponese per il restauro. La direttrice che inaugura il festival è una nostra conoscenza, perchè era già venuta in Italia, all'Aquila,  per il concerto inaugurale del noto, innovativo Auditorium donato dal governo giapponese alla città, dopo il terremoto, (ed ora in dotazione ed uso del locale Conservatorio) costruito con materiali d'avanguardia, da Shigeru Ban, noto architetto specializzato in costruzioni 'd'emergenza'.  Di Lei sulla rivista Music@ (n.24, luglio-agosto 2011), che allora dirigevamo, pubblicammo anche una intervista che  si può leggere andando sul sito del Conservatorio aquilano e sfogliando la collezione della rivista. La direttrice giapponese in quell'occasione aveva diretto la 'Symphonic Band' del Conservatorio, un'orchestra di fiati.

Ma... ci sono anche casi in cui 'l'arte uccide l'arte',  occasioni in cui rischia di farlo. Qualche anno fa suscitò scandalo una cena per raccogliere fondi  offerta ai mecenati della Galleria Borghese, per la quale il catering impiegato appoggiò le sue strutture operative, fuori della galleria, ma non così lontano da essa,  tanto da mettere in serio pericolo ciò che con la raccolta di fondi si voleva, o si diceva, voler salvare.
In questi giorni altri due episodi analoghi che  hanno riguardato la Galleria nazionale d'arte moderna, già investita da polemiche per il nuovo allestimento della sua direttrice, Collu.

Domenica scorsa il nubifragio ha fatto piovere anche all'intero della galleria, di recente restaurata,  tanto che nella stanza in cui era stata  allocata una celebre opera di Pascali, con vasche piene d'acqua, il pubblico dei visitatori faceva fatica a distinguere l' acqua caduta dal cielo da quella  nella quale galleggiava l'opera di Pascali., ed anche qualche visitatore sospintovi dalla calca.
 Passi però per la folla di visitatori, impressionata dalla enorme massa d'acqua. Alcuni giorni prima era accaduto qualcosa di veramente inverosimile.
 Alla fine del concerto inaugurale della stagione sinfonica di Santa Cecilia, con Pappano sul podio, in programma il Fidelio di Beethoven, una ristretta folla dei presenti era invitata per una cena, proprio alla Galleria nazionale d'Arte moderna. E già questo - e cioè organizzare una cena nella galleria, mentre prima la si teneva nel foyer dell'Auditorium - per una istituzione culturale  è una scelta errata e censurabile. Ma poi gli ospiti, fra i quali ci sono ben noti collezionisti d'arte ed anche intenditori ( molti li consociamo bene) hanno in pratica recato la stessa offesa all'opera di Pascali, dovendo evitare le vasche a fatica. E sembra anche che  a qualcuno non sia riuscita la delicata operazione ed abbia messo i piedi nella vasca. Di Pascali.

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