venerdì 14 ottobre 2016

Premio Nobel. Ora si attende solo che il premio per la letteratura vada ad un musicista. Beethoven, se fosse stato vivo, lo avrebbe ricevuto?

L'assegnazione del Nobel per la letteratura a Bob Dylan, annunciato proprio quando il mondo veniva informato della morte di Dario Fo, a sua volta vincitore del Nobel nel 1997- due irregolari che in qualche maniera si passano il testimone del premio, fra la morte e la vita - ha riacceso le polemiche che a suo tempo si fecero, in Italia furono durissime, a proposito del Nobel a Dario Fo. Che c'entra con la letteratura un giullare, teatrante, eccelso nella oralità ecc... quando invece il premio aveva sempre premiato scrittori, storici con propensione letteraria ( Mommsen, ad esempio), poeti ed anche drammaturghi in base alle loro opere scritte: perché la letteratura era difficilmente scindibile dalla scrittura?

Adesso quelle stesse polemiche investono il più fresco vincitore del Nobel, ma ancora più anomalo di Fo, Bob Dylan. Che c'entra con la letteratura, quale che ne sia l'accezione anche la più aggiornata? In fondo il letterato laureato Dylan ha scritto canzoni, molte canzoni, alcune di esse bellissime sotto il profilo letterario... ma da questo a dargli il Nobel per la letteratura - si è riflettuto - ce ne corre.
 Non c'è dubbio che nell'asegnazione del premio, la commissione svedese ne ha fatta di strada, da quando è stato inventato per volontà dell'industriale che ha dato al premio il suo nome ed anche la relativa dotazione in denaro, da cui annualmente si attinge ancora oggi,  e che lo rende il più appetibile anche sotto il profilo economico: il vincitore riceve in premio la bella somma di circa 900.000 Euro.

Fra le discipline contemplate nel premio svedese, il massimo cui aspirano esponenti della scienza, della ricerca, della letteratura e della pace, alcune altre sono state da sempre assenti. Ad esempio la musica, eterna cenerentola, forse a causa del fatto che  da tanti viene considerata come un trastullo che nessun bene può recare all'umanità, come era nelle intenzioni di Nobel, allorché elencò le discipline alle quali rivolgere il premio annuale, e cioè quelle discipline che 'apportano considerevoli benefici all'umanità'.

Ed allora per la musica, esclusa dal Nobel, si fa riferimento ad altri premi etichettati come 'Nobel per la Musica' : dal 'Premium Imperiale', giapponese, al Premio 'Frontiere della conoscenza' spagnolo, al Balzan, svizzero, al Feltrinelli, italiano. Che sono premi che pur avendo anche una cospicua dotazione di denaro - mai comunque vicina a quella del premio svedese - e di prestigio, non hanno nel mondo la stessa eco del Nobel. Inutile negarlo. Anche in quei premi, come accade spesso al Nobel, non azzeccano i vincitori? Questo no. Perchè nei campi in cui il premio svedese assegna il Nobel, anche lì, col tempo, i criteri sono cambiati, i campi si sono allargati, come attesta anche il Nobel a Dylan; e  pesano anche altri criteri, indipendenti dai campi di assegnazione.

Ad esempio gli si fa fare al Nobel, anno dopo anno, nei vari settori, il giro del mondo - una volta all'oriente un'altra all'occidente; non sono del tutto estranee ragioni politiche (  nel caso di un premio assegnato ad un russo nel momento in cui si voleva forse condannare il giro di vite dei moderni zar sovietici) e come chiaramente attesta anche il recente Nobel per la pace al presidente della Colombia che ha tentato la riappacificazione con le FARC, ma la cui  determinazione sembra essere stata vanificata, alla vigilia dell'assegnazione del premio, da un referendum popolare che l'ha bocciata. Nel caso del Presidente della Colombia viene premiato lo sforzo, il tentativo, anche se non riuscito. E il medesimo discorso si potrebbe  fare per Obama, primo presidente nero, ma della nazione più guerrafondaia della terra, nonostante i tentativi per mascherare tale realtà, e gli sforzi per  tenerla a bada.

Oggi all'indomani del Nobel a Dylan, una domanda a bruciapelo ci sembra di poterci porre. Fosse stato vivo Beethoven  gli avrebbero assegnato il premio per la letteratura, seppur espressa attraverso i suoni, come hanno fatto - certamente forzando ambiti e  osando considerazioni - a Bob Dylan?
 Forse sarebbe ora che gli svedesi assegnatari e custodi delle volontà del fondatore  del premio ci pensino.

 P.S. Il passaggio di testimone fra Dario Fo e Bob Dylan, ci ha fatto venire in mente un altro storico passaggio, lontano dai premi, quello fra Mozart e Rossini. Mozart morto a dicembre del 1791, Rossini nato a febbraio ( il 29 di un anno bisestile) del 1792. La loro  successione ravvicinata, nel passaggio del testimone fra morte e vita, ci assicura che il destino non priva gli uomini di doni celesti, come questi due geni dell'umanità.  E questo all'umanità basta. Non importa poi se non avrebbero ricevuto, come del resto non lo hanno ricevuto il Nobel, di là da venire.

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