lunedì 3 ottobre 2016

Il governo delle città agli artisti, oltre che ai filosofi. Insomma ad oligarchie illuminate

Tempi e casi in cui al governo, addirittura di qualche paese, si potevano trovare esimi musicisti ( Paderewsky, il caso più eclatante, titolare delle più alte cariche pubbliche nella Polonia, dopo la Grande guerra) sono lontani, lontanissimi e sempre più rari. Perchè gli artisti, soprattutto, sanno che la politica, se assunta con l'impegno necessario, rischia di mettere fine alla attività principale per la quale essi stessi sono conosciuti ed apprezzati.  In tempo recenti si registra il caso di Havel ed altri non se  ne ricordano.
La candidatura di Riccardo Muti alla Presidenza della Repubblica, proposta da Vittorio Sgarbi è fortunatamente naufragata. Fortunatamente soprattutto per Muti che potrà continuare  a fare il direttore, dove rende meglio che in qualunque altra possibile attività.

Oggi, filosofi ed artisti, preferiscono attività ed impegni più redditizi. Almeno fino a quando non scoprono che con certi incarichi politici, talvolta impegnativi, si possono avere benefici anche grandi, perfino più grandi di quelli che direttamente o indirettamente, alla luce del sole o sottobanco si ricevono assumendo incarichi dirigenziali in istituzioni culturali (sovrintendenze, direzioni artistiche, direzioni di celebri istituti culturali ecc...), talvolta senza nemmeno domandarli, perchè qualche servo che si prostra ai piedi di chi comanda, anche se non richiesto, è sempre dietro l'angolo, pronto a farsi avanti ed offrirsi.

Ma in anni molto recenti, con nostra sorpresa, troviamo due giovani musicisti, compositori per la precisione, che hanno assunto incarichi politici; in un caso, di grande peso, e cioè quello di Assessore alla cultura del Comune di Milano, nel gabinetto Pisapia, rinnovato anche da Sala, assunto da Filippo Del Corno, di cui non si è mai sentito parlare tanto, ma che forse proprio dietro la facciata silenziosa agisce e svolge con impegno e dedizione il suo delicato compito, come ha fatto quando ha dovuto risolvere il problema della successione a Francesco Micheli ed al suo gruppo, alla guida del festival Mito, affidato da Del Corno alle cure artistiche di un suo compagno di avventure  musicali, come Nicola Campogrande, i cui esiti sorprendentemente entusiasmanti abbiamo sentito sottolineare dallo stesso direttore artistico e dai suoi sodali della stampa milanese. E le cui fortune artistiche sicuramente andranno a gonfie vele nei prossimi mesi od anni, cosa che non ci sembra sia accaduto a Del Corno - ma forse Milano è per noi troppo lontana perchè ci giungano gli echi della sue strabilianti imprese musiciali. Del Corno che sembra, dunque, aver trovato una buona soluzione per il Festival Mito, forse non è intervenuto con identica partecipazione e convinzione, assieme al suo sindaco, nella questione che ha visto Torino e Milano, contrapposte nel settore dei libri, per via della scissione prodottasi all'interno dell' AIE.

Ma ora un altro caso, con una responsabilità meno prestigiosa, seppure impegnativa altrettanto, è venuto alla luce, almeno per noi. Quello di Cristian Carrara, una altro compositore, friulano d'origine ma stabilitosi a Roma, dove ha fatto una discreta carriera nelle ACLI ed anche nelle sezioni dei partiti politici, riuscendo a  vincere le elezioni regionali ultime, e divenendo, nel gabinetto Zingaretti, Presidente della Commissione cultura.
 Il suo nome, nelle cronache musicali, dalle Alpi alla Sicilia, compare spesso e noi lo abbiamo notato con piacevole ricorrente sorpresa,ancora più grande  dal momento che riscontriamo come tale e tanta attività musicale, almeno negli ultimi quattro o cinque anni,  già prima  del suo incarico in Regione, è convissuta con un impegno sociale civile e politico di qualche peso. E tuttora continua. Bravo!

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