lunedì 6 giugno 2016

Muti, alla fine, è tornato. A Milano

Siamo certi che ieri un briciolo di commozione l'ha sentita anche lui, entrando alla Scala, dove non  aveva messo più piede da dieci anni. E' tornato in quello che fui il 'suo' teatro per quasi vent'anni ( 1986-2005) per l'inaugurazione della mostra curata da Lorenzo Arruga e offertagli per i suoi 75 anni - prossimi, non anticipiamo gli auguri, non si fa.
 E i giornali naturalmente hanno sottolineato : Muti torna alla Scala, che in fondo corrisponde a verità, anche se ad una mezza verità. Perchè, sì, è vero Muti è entrato di nuovo alla Sala, ma solo per visitare la mostra che il teatro gli ha dedicato e per farsi intervistare pubblicamente nella sala grande da Arruga, dopo aver ascoltato il quartetto d'archi della Scala suonargli Verdi e Mozart. E' vero anche che, comunque, è stato rotto il ghiaccio, ed è anche vero che alla Scala, in veste di direttore tornerà il prossimo gennaio. Ma non per dirigere la sua 'ex' orchestra, bensì con la sua nuova fiammante sposa che è la Chicago Symphony Orchestra. Passaggio intermedio e premessa perchè, dopo oltre dieci anni di assenza, Muti possa tornare  alla Scala, questa volta in buca, per dirigervi un'opera.
Dieci anni sono un tempo congruo per far rimarginare una ferita, anche una ferita gravissima, quale  quella procurata sulla carne viva dalla rivolta dei suoi musicisti? Pensiamo di sì, e se abbiamo ragione  a pensarlo, nel giro di pochi mesi, Pereira potrebbe dare l'annuncio del ritorno di Muti a dirigervi un'opera. E la Scala sarebbe così l'unico teatro nel quale Muti dirige in Italia, non senza ragione, lui che al melodramma italiano ed alla sua tradizione  è apparso sempre votato e consacrato.
 E dopo la Scala? Dopo la Scala non c'è che, eventualmente, ancora la Scala. O magari Firenze, città con la quale ebbe il sodalizio degli esordi, ed alla quale è sicuramente rimasto legato.
E Roma? Roma dovrà, sempre che decida di tornarvi- attendere molto (è andato via appena tre anni fa, per i dieci di intervallo, c'è tempo) e perciò il sovrintendente Fuortes, farebbe bene a togliere dal sito del teatro l'immagine del Maestro con quel ridicolo incarico di 'direttore onorario a vita', visto che dal teatro della Capitale, nel quale si era insediato  con l'intervento di troppo numerosi padri/intermediari, pur venendo di tanto in tanto a Roma, gira sempre alla larga.
Fossimo Muti - ma non lo siamo, sia chiaro, né potremmo più esserlo, con tutto l'impegno possibile, anche per l'età, nonostante ogni legittima aspirazione - ce ne infischieremmo di tutto e di tutti, e al primo invito ufficiale, già preceduto da tanti salamelecchi, del sovrintendente Pereira, torneremmo a dirigere a Milano.
Un lottatore nato non teme di tornare nella fossa dei leoni, anche se avessero ancora artigli ben affilati e fame beluina,

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