giovedì 26 maggio 2016

RAI. UnoMattina. Franco Di Mare cita Don Milani: più scuole meno soldati

Alla vigilia del termine del ciclo invernale di 'Uno Mattina' di Rai 1, Franco Di Mare, nella sua rubrica quotidiana 'Sarò Franco', si sofferma a parlare della scuola , della cultura, del teatro. Per diverse ragioni. Accenna ad una determinazione assunta qualche giorno fa , a trent'anni dalla morte di Giovanni Falcone, dal Ministero dell'Istruzione, con la quale si rende più semplice ai carcerati l'accesso alla Scuola ed all'Università , convinti che un libro letto può togliere braccia alla criminalità. Ed ha ragione. A sostegno cita  Don Milani che che nella guerra alla criminalità, al degrado faceva più affidamento sulle scuole che sui soldati. Come dargli torto?

Ma non le scuole di Don Milani, non erano certamente le scuole 'sgarrupate', dove trascorrendo ogni giorno tante ore i ragazzi non imparano ad amare la società di domani; riflettendo che, se oggi la società non pensa a loro, come può pensarci domani, aprendo  per loro speranze per il loro futuro? E neanche gli insegnanti 'sgarrupati' sono utili alla causa.
Sempre, qualunque governo, chiunque si sia insediato  al Ministero di Viale Trastevere, hanno proclamato la scuola  priorità del nostro paese; sena di essa - hanno sottolineato - il paese non può migliorare. Proclami  ripetuti fino alla noia, ma rimasti il più delle volte lettera morta. Anzi a dispetto di quei proclami, ogni tanto si trova anche il modo di dare addosso alla scuola ed agli insegnanti.
L'ultimo esempio, ieri sera, 'La Gabbia'  di Gianluigi Paragone, della La7, che ha toccato l'argomento caldo, avvicinandosi l'estate, delle 'lezioni private' che fruttano - cifre alla mano - 'in nero' agli insegnanti intorno al miliardo di Euro. Sì, è vero, le lezioni private sono una sorta di 'ammortizzatore' per l'insegnante con famiglia che ha, in Italia, stipendi  più bassi di qualunque altro paese europeo vicino a noi ( dalla Spagna alla Francia alla Germania e via proseguendo).

Anche il Governo di Renzi ha detto di voler investire sulla scuola. Vero, ma le scuole  sono tuttora cadenti ed  hanno bisogno di fondi per il restauro - fondi più volte promessi ma di cui non si conosce la destinazione e l'utilizzo finale . E  per gli insegnanti, senza i quali la scuola non può funzionare a dovere, da anni si promette di  migliorare la loro condizione retributiva, ma ogni volta, in Italia, c'è qualche emergenza che  si fotte anche quei fondi, pochi, destinati a loro.  E così un insegnante che ha bisogno di acquistare dei libri, di aggiornarsi  ci pensa due volte avendo una famiglia da sfamare, e comunque si dà una mano, anche ricorrendo alle lezioni private.

Poi Franco Di Mare ha allargato il discorso alla cultura, come antidoto al malaffare, mettendo sotto gli occhi di tutti un altro episodio, ancora in Sicilia, di qualche giorno fa.
 Allo Stabile di Catania, intitolato a Giovanni Verga, si rappresentava Re Lear davanti ad una platea di studenti. Nel mezzo della rappresentazione, davanti a quella folla attonita di ragazzi, un ufficiale giudiziario s'è presentato per sequestrare intanto delle poltrone, onde pagare il cachet ad una attrice che  si era rivolta per ottenere giustizia amministrativa al tribunale. Ci è voluto del tempo prima che l'ufficiale  recedesse dalla sua decisione, rimandando l'esecuzione del mandato ad un altro momento meno inopportuno e stridente con la situazione.
Ecco, rilevava Di Mare, da un lato si portano i ragazzi dalla scuola a teatro, convinti che la cultura  possa renderli liberi, farli crescere, formarli, aiutarli a  socializzare, dall'altro il potere costituito, con l'inopportunità dei suoi atti, agisce in dispregio di ogni  principio che, a parole, si sbraccia a difendere.
 Insomma occorre decidersi. Se la scuola prima, e la cultura in generale poi, fanno migliore questa nostra società, non bastano le parole. E l'esercito non può fare molto. Parola di Don Milani.

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