venerdì 11 marzo 2016

Perchè non andiamo pazzi per i titoli tirati a forza; e per gli scoop giornalistici che scoop non sono.

Non andiamo pazzi dei titoli tirati a forza ed ogni giorno - perfino l'immaginifico 'Manifesto'  non sarebbe capace di tenere il ritmo di una titolazione idiota ma ad effetto ogni giorno - benchè noi stessi qualche volta ne abbiamo inventato qualcuno particolarmente riuscito. Qualcuno sì, ma non tutti i giorni, o tutti i numeri di un giornale come il nostro dell'poca, Piano Time, mensile.
Ce ne  vengono in mente due, di quegli anni di gioventù; uno che raccontava dell'avvicendamento fra Abbado e Muti alla Scala; in copertina la facciata del Piermarini ed i due direttori, suonava: ' La Scala del paragone', rubando il titolo di un'opera di Rossini. Non male.  E, il secondo, per un 'Flauto magico', sempre alla Scala,  quando Muti chiamò a collaborarvi come regista  Roberto De Simone. Il titolo  quella volta fu 'Napoletani a Milano', senza intenti razziali ovviamente, neppure sottintesi; e fu il cinema a suggerircelo. Sono i primi che ci vengono in mente, ma forse in sette anni qualche altro ve ne fu.
Ora, tanto per fare un esempio di titolistica che non ci piace, perchè banale, abusata, senza un briciolo di fantasia ed intelligenza, che abbiamo letto proprio in questi giorni, per una iniziativa musicale romana: 'Tutti pazzi per Schumann', alludendo all'esecuzione delle Sinfonie di Schumann a Santa cecilia, dei suoi Quartetti ( non abbiamo capito se alla Filarmonica o alla IUC; nemmeno il cronista deve averlo capito ) e forse del suo Concerto per pianoforte, nuovamente a Santa Cecilia, o qualcosa del repertorio pianistico,  ma più avanti, affidato a Beatrice Rana, l'astro nascente del pianismo italiano. Noi al posto dei fantasiosi titolisti accademici avremmo scritto. "Tutto Schumann: siamo Pazzi?" .
 Ma dove  una schiera di titolisti, più numerosa e più agguerrita di qualunque giornale, lavora notte  e giorno, è ad Agorà, trasmissione del mattino, ore 8, su Rai 3. Ogni giorno un titolo che, identificando la chiacchiera quotidiana, condotta e gestita con professionalità da Gerardo Greco, deve colpire - per la sua idiozia, lasciatecelo dire. Non ce ne viene in mente uno in particolare, ma basta accendere lunedì mattina, come anche martedì e mercoledì, giovedì e venerdì, insomma un giorno qualunque della settimana, sabato escluso, per essere abbagliati da tanto lavoro di geniale invenzione.  Se non  credete a noi non dovete che attendere lunedì.

P.S. Oggi venerdì 18 marzo, sciopero dei mezzi pubblici dalle 8.30 alle 12.30 a Roma, osservata speciale di  Agorà di Rai 3  che MANTIENE il primato della titolistica idiota: BOTTE DA URBE.

 Negli scoop veri o farlocchi , nelle inchieste mensili che nulla rivelano che già non sapevamo, si è invece specializzata una delle poche riviste musicali, sopravvissute alla decimazione causata  dall'assenza di lettori di musica in Italia. A dargli manforte è regolarmente, ad ogni uscita, un giornalone milanese. Un esempio?
 L'altro numero/mese si leggeva dello strano destino di una cassa di documenti, un archivio segreto verdiano, forse conservato nella villa di Sant'Agata, che, nel paese del melodramma, conoscono soltanto i proprietari, lontani eredi del musicista.  Ed anche di un secondo archivio, quello pucciniano, così gelosamente custodito a Torre del Lago, nella villa del musicista, dalle sue ultime vestali, dal quale sembrerebbero scomparse alcune carte importanti, come ci dicono alcuni noti studiosi di Puccini.
Nell'uno come nell'altro caso, due ville 'dei misteri', dei quali non si viene a capo  se non con l'esproprio, per fini culturali e sociali, mentre  gli eredi quando possono mettono ancora veti assurdi, senza che nessuno li denunci ad alta voce, come quello imposto appunto dagli eredi pucciniani che non hanno consentito, nell'epistolario del musicista di cui  è stato appena pubblicato il primo di una decina di volumi, che venissero riprodotte, integre nel testo, alcune lettere presenti in appendice, con una nota che ne illustra il contenuto. Cosa ha fatto assumere tale stupida decisione per lettere di oltre un secolo fa?
 Nel numero /mese in uscita, come anticipato dal Corrierone e dalla Repubblica, una cinquantina di musicisti e personalità della cultura, hanno inviato una lettera a Mattarella per invitarlo ad intervenire per aprire quegli archivi agli studiosi. Un appello, che non si nega a nulla e nessuno,  in Italia è ancora  una notizia, anzi uno scoop. Forse perchè gli appelli, inutili, sono oggi più rari di ieri.

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