martedì 22 dicembre 2015

Zubin Mehta's story. Sul 'Corriere della Sera', in tre atti.

La storia del direttore Zubin Mehta si arricchisce di un nuovo atto, il terzo, sempre ad opera del 'Corriere della Sera'.
 Nel primo atto veniva rappresentato il disappunto del direttore cacciato - la verità è  proprio questa - dopo trent'anni di onorato servizio all'Opera di Firenze, contro la sua volontà.  Nulla poteva contro il sindachetto di Firenze ed il sovrintendente del teatro  che avevano preso tale decisione chiamandovi a sostituirlo Fabio Luisi. E questo accadeva una settimana dopo che Mehta aveva aperto la stagione al San Carlo di Napoli che lo reclamava come direttore principale, mentre Nardella,  nel caso vedovo inconsolabile di Mehta, fingeva di tenere molto alla sua  presenza  a Firenze. Questo primo atto della 'Zubin Mehta's story' recava la firma di Valerio Cappelli, il primo a raccogliere il pianto amaro, disperato del direttore .
 Il secondo atto della storia, sempre ad opera del 'Corriere', veniva inscenato da Marco Gasperetti, il quale capovolgeva la situazione. Mehta sapeva già della sua uscita, e lo sapeva già a Napoli, ha finto solo di cadere dalle nuvole, quando è stato dato l'annuncio dell'arrivo di Fabio Luisi a Firenze.
Perchè allora tacere, anche quando Nardella rivendicava la 'fiorentinità' di Mehta, e non gridargli pubblicamente: 'ipocrita e bugiardo d'un sindachetto!'? Per  proprio tornaconto. Messo a conoscenza di tale avvicendamento, ormai deciso, stava trattando con Nardella e Bianchi, il sovrintendente, un'uscita 'onorevole', diciamo così. Che avrebbe ottenuto con quell'incarico da direttore 'emerito onorario a vita' - una  vera idiozia per la prima volta utilizzata -  che gli sarebbe servito per continuare a dirigere a Firenze, e, nello stesso tempo, permesso di girare il mondo e magari di fermarsi sempre più spesso a Napoli. E tutto questo mentre non pochi critici non erano entusiasti della inaugurazione del San Carlo. E noi, fra questi, che  abbiamo spento la tv dopo il primo atto, quando abbiamo capito che la regia faceva acqua e il direttore tirava a campare non potendo dare (o ottenere) di più, e con la protagonista assolutamente fuori ruolo, la quale, proprio perchè ha fatto centinaia di volte  Carmen, sarebbe ora che si metta a riposo ( ma questo nessuno glielo ha detto). Dunque, alla fine del secondo atto, Zubin Mehta faceva la figura non del condottiero pugnalato alle spalle, ma del perdente opportunista che tratta la sua resa, cercando di trarne il vantaggio maggiore.
Terzo  atto, ancora sul 'Corriere', che si è distinto fra tutti i giornali nel seguire questa vicenda. Autore Enrico Girardi. che ha difeso l'operato di Mehta a Napoli: il direttore a Napoli ha fatto bene, con le forze  che aveva a disposizione. In sostanza, l'orchestra è quella che è,  e di più non poteva ottenere, la regia era scialba ed inconsistente, e il cast di basso profilo, salva solo la Buratto ( Micaela). Fine.
 A questo punto, a sipario calato, entra in scena il teatro sempre  attivissimo a  cantar vittoria: la 'Carmen' è stata seguitissima sui social, ed anche il pubblico al San Carlo è stato numeroso ( non importa se poi i giornali hanno scritto che gli applausi sono stati assai tiepidi); anche la cena  di gala è stata molto apprezzata - Mattarella l'ha gradita ed ha promesso di tornare a cenare al San Carlo - al punto che  una seconda cena viene allestita questa volta per i poveri, rivelando anche il volto 'solidale' del teatro napoletano.
 La storia finisce con il classico 'e vissero tutti  abbastanza felici e contenti', compreso Mehta.

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