martedì 10 novembre 2015

Non ne bastava uno. A Roma ora ci sono due DIRETTORI ONORARI A VITA che però dirigono poco o affatto: Muti, Temirkanov

L'informatissimo Cappelli, sul 'Corriere' di ieri, dava in anteprima una notizia ( non notizia), passatagli da qualche gola profonda dell'Accademia di Santa Cecilia. Fra breve verrà ufficialmente annunciato - scriveva Cappelli, orgoglioso di conoscere prima di ogni altro il contenuto dell'annuncio in questione - che Yuri Temirkanov è stato nominato 'DIRETTORE ONORARIO A VITA' dell'Orchestra sinfonica dell'Accademia di Santa  Cecilia, di cui è direttore musicale Tony Pappano, e della quale si sta  cercando in questi mesi anche un 'direttore principale ospite' per iniziative particolari che la compresenza di Pappano a Roma e Londra, impedisce all'orchestra di prendere in considerazione. Un podio che si vuole sempre più popolato, almeno quanto la direzione artistica e musicale dell'Accademia.
Ma la nomina di Temirkanov, che ha come esclusivo scopo quello di far parlare dell'Accademia e nessun altro, pone un piccolo problema. Di solito la nomina a direttore onorario a vita viene data dall'orchestra ad un suo direttore che l'ha diretta per molti anni e che, alla fine del mandato, ottiene questa sorta di riconoscimento 'perenne'. Ma Temirkanov, ospite abituale dell'orchestra romana, non è mai staro una presenza così stabile da meritare, nei fatti, tale titolo onorifico, che certamente male non fa, ma che, nello stesso tempo, non significa nulla. Se ricordiamo bene, all'uscita di scena di Chung, si fece il suo nome come successore, prima di Pappano; come anche quello di Sawallisch, e nessuno dei due accettò - speriamo di non sbagliarci.
 A Roma c'è già un altro caso di 'DIRETTORE ONORARIO A VITA',  latitante,, forse e riguarda l'orchestra dell'Opera e Riccardo Muti. Anche in questo caso mai titolo onorifico portò sfiga maggiore all'orchestra, perchè Muti se lo guadagnò in appena qualche mese da direttore all'Opera, senza altro titolo  forse per far dimenticare al popolo della muscia la mancata accettazione da parte di Muti di un qualunque incarico stabile e concreto; e, dopo la rottura, a dispetto di quel titolo onorifico del quale il teatro continua a fregiarsi ma che a Muti non importa un fico secco, si dà per certo che all'orizzonte non sia previsto un qualunque ritorno del direttore onorario a vita.  Che ora viaggia lontano dal Costanzi.

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