lunedì 9 novembre 2015

I Conservatori di musica italiani sono stati spogliati, da tempo, di musicisti di valore che esercitano la professione. E le direzioni non fanno eccezione.

E' già un miracolo se ancora oggi dai nostri Conservatori escono giovani musicisti preparati. Colpa dei sindacati che, per le solite beghe, nessun argine sono riusciti a mettere al declassamento della nostra scuola musicale,  mentre hanno impedito ai musicisti che esercitavano la professione, e dunque i più capaci e adatti a trasmetterla con competenza, di insegnare nei conservatori. Perciò i giovani che escono preparati lo dobbiamo a quelle poche isole felici che sono, nei vari istituti, quei musicisti che pur non avendo mai esercitato la professione, si sono dedicati, per indubbia capacità, all'insegnamento, con impegno. Non è detto che il musicista professionista che esercita sia in ogni caso insegnante migliore del musicista didatta e basta. Fatto è che il musicista che esercita pubblicamente la professione ne sa molte di più del musicista semplicemente didatta.
 E così i musicisti di valore riconosciuto vanno ad insegnare nelle varie accademie straniere ed in quelle italiane che, per aggirare il divieto, sono nate come funghi per iniziativa degli stessi musicisti ostracizzati, divenendo in molti casi un passaggio obbligato per accedere realmente alla professione, per la quale evidentemente il Conservatorio non fornisce dalla a alla z tutti gli elementi fondamentali.
 Oggi, complice ancora il sindacato, esiste una legge che vieta ai dipendenti pubblici, come lo sono anche gli insegnanti di Conservatorio e qualunque altro insegnante, di avere contemporaneamente un secondo o terzo incarico  pubblico o privato, non occasionale e saltuario, e retribuito - nel caso dei musicisti varie direzioni artistiche od anche dirigenze di carattere amministrativo. La legge lo vieta, i direttori ed il ministero ne sono a conoscenza, ma nessuno fa nulla, si lascia correre, salvo i casi in cui a qualcuno non prende lo sghiribizzo di denunciare in tribunale tale illegalità ed allora  le cose si rimettono in ordine, anche con l'intervento della Guardia di Finanza che reclama la restituzione dei compensi ricevuti.
 Questa è la situazione, e basta per far mettere a tutti le mani nei capelli.  La situazione non cambia se ci si sofferma sui direttori, che non sempre sono vigili attenti e sanzionatori delle anomalie, anche perchè non c'è conservatorio italiano, fra la settantina circa esistenti, che abbia un direttore di nome, un musicista cioè conosciuto, almeno in Italia, per la sua professione e che abbia l'autorevolezza di far sentire la sua voce. La gran parte proviene dalla categoria dei 'signori nessuno', onest'uomini, gente che non ha mai suonato in pubblico, nè ha fatto mai parte di un'orchestra, neppure amatoriale.
 Noi che leggiamo giornali e riviste ogni giorno e che ci informiamo di ciò che accade in Italia, specie in campo musicale, fra i direttori dei conservatori italiani, conosciamo, per la loro pubblica riconosciuta attività di musicisti,  sebbene a livelli differenti nei vari casi, soltanto Alessandro Melchiorre ( direttore, a Milano), Roberto Cappello ( Parma), Daniele Ficola ( Palermo), Renato Meucci ( Novara), Marco Zuccarini ( Torino), Roberto Iovino (Genova). E gli altri sessanta e passa ?

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